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Solidarietà e integrazione: le sfide in evoluzione del circolo Acli di Castelveccana

Nata nel 1999, la struttura oggi guidata da Mauro Fiorini ha saputo incrociare le esigenze del paese. L'impegno sul fronte dell'accoglienza e su quello del lavoro sono le priorità del momento

acli castelveccana

La quattordicesima tappa del nostro tour alla scoperta delle Acli del Varesotto, dopo Ispra, Bergoro , Caronno Varesino, Curiglia,  CaderoGarabiolo,  TradateCastellanza, Busto ArsizioSaronnoCairate,  Uboldo e Varese arriviamo a Castelveccana.

Un paese con meno di 2mila abitanti che propone, sul proprio territorio, tante sfide da raccogliere. Quella di essere un comune “diffuso”, con numerose frazioni che vanno dalla riva del lago alle valli tra le montagne; quella di trovarsi in una zona dove il grosso dell’occupazione è garantita dalla vicina Svizzera; quella di avere una popolazione che conta numerosi anziani da un lato e parecchi “nuovi italiani” dall’altro con tutto ciò che comportano le tematiche legate all’integrazione. Sfide che a Castelveccana sono proprie anche del locale circolo delle Acli, presieduto da Mauro Fiorini; una realtà che proprio su queste peculiarità ha costruito la propria azione, collaborando in modo proficuo con la parrocchia diretta da don Luca Ciotti.

Il circolo Acli di Castelveccana è decisamente giovane, rispetto ad altri visitati dal nostro tour per gli 80 anni. L’atto di nascita è datato 1999 ed è legato a una figura cruciale, quella di Apostolo Lonardon che era già iscritto alle Acli di Gavirate: fu lui a dare vita sul finire del secolo scorso a un’esperienza che, in paese, aveva avuto un precedente aclista con il gruppo Enasarco. L’idea piacque a don Fiorenzo Mina, il parroco di allora, e così il circolo prese vita con una particolarità: la presidenza venne affidata a una donna, Cesarina “Marisa” Caniato.

L’attività è stata per lungo tempo quella tradizionale delle Acli, con l’apertura del bar-ritrovo per i soci e con il servizio di Patronato e assistenza fiscale che «è stato a lungo un nostro fiore all’occhiello, sino a poco prima del Covid» spiega il vicepresidente Andrea Tuzio. Esperienze che però, nel frattempo, si sono concluse, ma la forza del Circolo di Castelveccana è stata proprio quella di aver saputo cambiare pelle con il passare degli anni e delle necessità. La configurazione del Comune, formato da numerose frazioni (alcune anche minuscole e montane) ha spostato l’attenzione sui bisogni dei cittadini, soprattutto quelli meno giovani e con necessità sanitarie. Le Acli hanno prima varato un servizio di trasporto verso ospedali e centri di cura, poi (al termine di una convenzione con il Comune) con l’arrivo del Covid, hanno garantito aiuti a distanza come la consegna a domicilio di alimenti e medicinali.

L’interno della sede

Nel frattempo il circolo si è arricchito della sezione della vicina Porto Valtravaglia che, a differenza di Castelveccana, è più attiva a livello di attività conviviali. A Porto era infatti presente un centro sociale aperto una trentina di anni fa in collaborazione con la Curia: il covid aveva fermato quella esperienza che però è rinata insieme alle Acli (il presidente di sezione è Luciano Spolon) e che ha avuto il merito di avvicinare i soci dei due paesi, di ampliare l’offerta e il numero degli iscritti. Burraco, gite e pranzi sono le attività che più riempiono il calendario della sezione di Porto Valtravaglia.

Lavoriamo a progetti che portino speranza, ma anche gioia e amicizia. Stiamo andando in questa direzione anche con i soci di Porto Valtravaglia con cui instaurato un rapporto molto bello

Negli ultimi anni quindi le proposte organizzate dal circolo sono ad ampio raggio: si va dalle visite culturali ai momenti associativi (nel 2023 venne organizzato qui il congresso provinciale), dalle proiezioni cinematografiche seguite da rinfreschi a tema fino all’assistenza digitale con uno sportello aperto a tutti i cittadini che necessitano di creare lo Spid, di abilitare la carta d’identità elettronica o altre situazioni simili.

Accoglienza, una sfida in primo piano

Tra le necessità sorte all’interno di Castelveccana, nel frattempo, è emersa quella di dover inserire le persone straniere ospitate in paese, a partire da quelle – soprattutto donne richiedenti asilo e minori non accompagnati – che vivono in un centro gestito dalla cooperativa Ballafon. La tematica dell’accoglienza è quindi tra quelle considerate in primo piano dal Circolo Acli che si è mosso sia dal punto di vista culturale e divulgativo sia da quello pratico. Del primo “ramo” fanno parte il convegno “La città del domani” organizzato a Germignaga e la proiezione del docufilm Shaping the City of Tomorrow prodotto a Zurigo dalla Fondazione Kennedy la cui autrice è Vittoria Martignoni, giovane expat di Castelveccana.

Ci piace trasmettere un poco di bontà, ovvero una cosa che in questo periodo scarseggia un po’ ovunque. Bello pensare che proprio le realtà piccole come la nostra possono riuscire a far passare questo messaggio.

A livello pratico invece stanno sorgendo nuove iniziative per le donne della comunità straniera, in collaborazione con Ballafon e con l’amministrazione comunale: «La barriera principale verso l’integrazione è la lingua, quindi pensiamo di affiancare l’attività pratica del cucito con la conversazione. Al progetto prenderanno parte figure professionali oltre al nostro gruppo femminile che abbiamo ribattezzato “Dame Ghe Semm”. Gli uomini – gruppo “Ghe Pensi Mi” – invece stanno pensando a un corrispettivo dedicato ai piccoli lavori manuali» spiegano Maria Carolina Maragni ed Elisabetta Pirovano. 

 

Acli e lavoro, un legame che rimane stretto

Le tematiche del lavoro, storicamente care alle Acli, non sono però scomparse dal dibattito sulle rive dell’Alto Verbano, anzi. «La volontà è quella di reintrodurre in futuro il servizio di patronato e per questo motivo siamo in contatto con la sede provinciale di Varese, perché è una attività utile e richiesta dalla popolazione» spiega il presidente Mauro Fiorini. Purtroppo la difficoltà incontrata è quella del reperire volontari in grado di occuparsi di queste tematiche.

«E poi stiamo ponendo le basi per un progetto più articolato nel mondo del lavoro – prosegue Anna Barassi, che ha il ruolo di segretaria amministrativa del Circolo – Vogliamo fotografare la situazione e avvicinare da un lato le aziende del territorio che hanno possibilità di assumere e dall’altro i cittadini che nel frattempo cercano una occupazione. Nella nostra zona ci sono molti frontalieri ma relativamente poche possibilità: anche per questo diversi giovani hanno lasciato i paesi per spostarsi altrove, estero compreso. A noi piacerebbe trovare qualche soluzione».

Il circolo Acli di Castelveccana è intanto entrato a far parte della Comunità Operosa Alto Verbano, una rete di quasi trenta associazioni attive nel Luinese. Un modo per mettere in comune idee e iniziative come la mostra fotografica su Gaza prevista per ottobre nella frazione montana di Nasca (con Amnesty International ed Emergency), i corsi per l’uso del defibrillatore insieme alla Croce Rossa o quello contro le truffe agli anziani ideato con la locale stazione dei Carabinieri.

Una storia con tanti protagonisti

Chiacchierando con il direttivo del circolo Acli di Castelveccana fanno capolino, qua e là, anche i nomi delle figure che hanno contribuito con il proprio impegno a consolidare questa realtà. A partire dalla socia più anziana (forse dell’intera provincia), Anna Maria Mantovani che ha da poco compiuto 101 anni: nel 2024 festeggiò il secolo di vita proprio al Circolo anche perché «è sempre la prima a telefonare quando inizia la campagna di rinnovo della tessera».

E poi Eraldo Capra, che fu tra i primi ad affiancare Apostolo Lonardon ai tempi della fondazione; lui veniva dall’esperienza in Enasarco e si confermò punto di riferimento per gli aclisti locali ricoprendo anche il ruolo di segretario tra il 1999 e il 2020 (oltre a essere presidente del Circolo Velico, altra grande passione al servizio del paese). «Ma è bello ricordare – spiegano i soci – anche figure come Valentino Milani, buono come il pane e sempre pronto per qualsiasi necessità: dall’accompagnamento dei malati, alla sacrestia, al coro parrocchiale. Per quanto riguarda l’attività di patronato non possiamo dimenticare quanto fatto da Roberto Carpanelli e Romano Spaini».

Oggi la tendenza è quella di isolarsi. Invece stare insieme significa far nascere idee e confronti

Il futuro: “Accanto a chi ha bisogno”

Ma qual è la strada che le Acli sono chiamate a percorrere da qui in avanti? Quali i valori in campo? «Credo che fare parte delle Acli, anche oggi, significa essere vicini alla Chiesa Cattolica – spiega Fiorini – Noi siamo cattolici e teniamo a portare avanti l’aiuto alle persone, specie a quelle bisognose. Questo lo abbiamo nel DNA, è nel Vangelo ed è un compito che cerchiamo di svolgere al meglio. Qui a Castelveccana vogliamo proseguire su questa strada ma anche lasciare un circolo sempre più funzionante per portare a termine i nostri progetti».

«Sarà sempre più importante coinvolgere i giovani – conclude il vicepresidente Tuzio – Accanto alla nostra sede c’è l’oratorio con cui collaboriamo: noi trasmettiamo ai ragazzi quello che possiamo a partire dal gusto di stare insieme. La cosa più bella che ci possa essere: ecco, le Acli sono anche questo e per questo devono adeguarsi ai tempi moderni. Comprendere come cambiano le situazioni è uno stimolo anche per noi».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it
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Pubblicato il 04 Settembre 2025
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