A Luino un “atto di pace”: letti i nomi dei bambini vittime della guerra a Gaza
Grande partecipazione all’iniziativa promossa sabato scorso dal Tavolo per la Pace dell’Alto Verbano, che dalle 8 alle 21 ha visto la lettura dei nomi dei bambini di Gaza uccisi in questi mesi di guerra

(A cura di Mariella Martorana)
Sabato 9 agosto, a Luino, si è svolta un’iniziativa del Tavolo per la Pace dell’Alto Verbano: dalle 8 alle 21, presso l’area pubblica di Palazzo Verbania, si è tenuta la lettura dei nomi delle bambine e dei bambini palestinesi morti a Gaza nei 23 mesi di attacchi israeliani. Sono stati ricordati anche le bambine e i bambini israeliani uccisi il 7 ottobre 2023 e successivamente al loro rapimento (poiché non esiste un elenco pubblico, sono stati letti i nomi trovati sulle fonti di informazione accessibili).
Sono circa 18.500, da 0 a 17 anni: più di tutti gli abitanti di Luino e Germignaga messi insieme. Ma non è una questione di numeri: anche uno solo, morto mentre dormiva, cercava cibo o riparo, sarebbe un’ingiustizia insopportabile.
Leggere quei nomi e quelle età, anche solo per dieci minuti, è stato emotivamente difficile per chiunque abbia partecipato. Sembrava di vederli passare davanti agli occhi, di immaginarne i volti, i sorrisi, i pianti. In un sabato d’agosto, sotto un sole cocente, di fronte al lago, è stato un modo per evocarli e farli rivivere almeno nei pensieri.
Credo nessuna e nessuno abbia avuto dubbi sull’utilità della partecipazione: l’adesione è stata immediata. C’era il desiderio di essere testimoni, di non restare spettatori silenziosi di ciò che sta accadendo; di non pensare che, di fronte a potenze che decidono le sorti del mondo, leggere sommessamente dei nomi o battere coperchi fosse inutile.
Il pensiero è andato alle mamme e ai papà di quei bambini e quelle bambine, con il desiderio che l’eco delle voci potesse raggiungerli, che sapessero di non essere soli, che qualcuno condivideva, almeno in parte, il loro dolore. È stato un modo per non essere complici del silenzio, per far sentire la propria voce e il proprio dissenso a chi decide, a chi è stato autorizzato a decidere anche per noi.
Un dissenso che non ha nulla di politico o religioso, ma che si rivolge contro ogni guerra; in particolare, contro quelle che affamano e uccidono uomini, donne e soprattutto tanti bambini e tante bambine. È la stessa voce che sabato sera ha animato i 60.000 manifestanti a Tel Aviv, scesi in strada per gli ostaggi, per i soldati, per i bambini che stanno morendo di fame.
Se tutte le voci si unissero nel chiedere la fine di questa, come di tutte, le guerre, chi decide non potrebbe restare sordo. La democrazia è anche questo: far sentire la propria opinione, non subire e accettare ciò che non si condivide pensando “tanto non cambia nulla”. Deve cambiare. Possiamo essere il motore di questo cambiamento, le nostre coscienze non possono tacere.
Sono state tante le persone della nostra comunità che hanno dato la loro disponibilità per leggere i nomi delle bambine e dei bambini morti a Gaza, tutte e tutti uniti dal Tavolo per la Pace dell’Alto Verbano, che ricorda a tutti che non dobbiamo restare zitti.
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