Monteviasco, sette anni appesa a un filo: storia della funivia e del borgo che resiste
Dal tragico 12 novembre 2018 quando Dellea perse la vita, al 10 agosto 2025 quando la funivia tornerà a salire nel piccolo e incantevole borgo

Nel cuore della Val Veddasca, incastonato tra boschi ripidi, c’è un piccolo borgo sospeso nel tempo: Monteviasco, raggiungibile solo a piedi tramite una ripida mulattiera di circa 1400 gradini o in pochi minuti di viaggio con una piccola funivia. Per secoli l’isolamento ha scandito la vita di questo villaggio senza strade carrozzabili: gli anziani ricordano ancora quando si saliva con le gerle colme sulle spalle lungo la scalinata di pietra – “quello sì che era faticoso” racconta Rosina, 87 anni, una delle storiche abitanti. L’arrivo della funivia sul finire degli anni ’80 ha cambiato tutto: dal 1989, anno di inaugurazione dell’impianto, Monteviasco ha visto una piccola rinascita, con i suoi abitanti finalmente “collegati” al fondovalle e un nuovo flusso di visitatori e villeggianti attirati dal fascino di un borgo fuori dal tempo.
Un cambiamento che ha fatto storia
Grazie alla funivia – una cabina da pochi posti in grado di superare 500 metri di dislivello – la vita quotidiana sul monte era diventata più semplice. “Erano dieci anni che non scendevo a piedi”, confessava un abitante dopo essersi abituato alla comodità del cavo a fune. Le forniture alimentari, il gas per scaldare le case, i libri per la scuola dei bambini: tutto arrivava senza più dover caricare le spalle e affrontare ore di salita. Tre ristoranti hanno potuto prosperare in vetta, così come un piccolo ostello e il circolo cooperativo locale. Nei fine settimana il borgo brulicava di vita: “qui nei weekend si riempie di gente, tante persone hanno sistemato le vecchie case di famiglia e vengono su a riposarsi”, raccontava con orgoglio la stessa Rosina, notando come a Monteviasco non ci siano case abbandonate ma anzi tanti turisti affezionati. La funivia non era solo un mezzo di trasporto, ma un filo sottile che teneva insieme la comunità e la sua economia montana.
Il dramma del 2018 e la chiusura della funivia
Tutto questo equilibrio si è spezzato bruscamente il 12 novembre 2018. Quella mattina Silvano Dellea – 60 anni, manutentore e manovratore dell’impianto – ha perso la vita in un tragico incidente alla stazione di valle della funivia. L’uomo è rimasto stritolato da un movimento improvviso della cabina, in circostanze che hanno subito fatto sospettare gravi negligenze tecniche. Sul posto sono accorsi i soccorsi, ma per Silvano non c’era più nulla da fare. La magistratura di Varese ha messo immediatamente sotto sequestro l’impianto aprendo un’inchiesta per omicidio colposo, ben presto estesa a una decina di persone coinvolte a vario titolo nella gestione e nei controlli della funivia.
Le perizie tecniche disposte dal PM hanno rivelato “gravi carenze strutturali e procedurali”: in particolare una piattaforma mobile non garantiva la sicurezza durante le operazioni, rendendo di fatto la struttura “inidonea allo scopo” e causando la tragedia. Di fronte a queste risultanze, l’Ustif – l’ufficio ministeriale che sovrintende agli impianti a fune – ha sospeso il nulla osta della funivia, vietandone l’esercizio fino a quando non fossero effettuati interventi di adeguamento sostanziali.
Un borgo che resiste all’isolamento
Quella funivia gialla, simbolo di modernità per il borgo, è rimasta così immobile e silenziosa. All’improvviso Monteviasco tornava indietro di decenni, ripiombando nell’isolamento forzato proprio alla vigilia dell’inverno. I sette residenti fissi del paese – perlopiù anziani – si sono ritrovati di nuovo “raggiungibili solo con la mulattiera da 1400 e passa gradini”, l’unica via per approvvigionamenti, emergenze e contatti col mondo esterno. Ma la comunità e le istituzioni non hanno abbandonato il borgo: nei giorni immediatamente successivi all’incidente i Carabinieri della stazione di Dumenza hanno iniziato una staffetta quotidiana per assistere gli abitanti isolati. La posta e le medicine venivano lasciate dai portalettere a valle e raccolte dai militari, che le infilavano negli zaini e si incamminavano su per la mulattiera, spesso nella neve, per consegnare bollette e generi di prima necessità ai pochi residenti. In paese li attendevano volti conosciuti e riconoscenti: “Se mi portate altre cose devo uscire di casa io, ho ancora scorte” scherzava la tenace Rosina ai Carabinieri, abituata da sempre ad arrangiarsi in autonomia. C’era chi, come Augusto, faceva i conti persino con le necessità del proprio cane anziano: “Trixi ha 15 anni, se devo scendere a piedi con la neve diventa un problema”. E chi, come il pastore Giordano, iniziava a valutare la resa: unico allevatore rimasto con 30 pecore e 4 mucche, dopo anni di resistenza vedeva la famiglia trasferirsi a valle e pensava di seguirla, nonostante Monteviasco fosse la sua vita.
La ripresa della funivia e il futuro di Monteviasco
Nel corso del 2023 una cooperativa specializzata ha eseguito i lavori di manutenzione straordinaria sull’impianto – nuovi sistemi di sicurezza, revisione dei motori e dei freni, collaudo dei cavi – sotto la supervisione dell’Ustif e con fondi regionali dedicati. A giugno 2024 il Prefetto dichiarava ancora “tempi incerti” sulla riapertura, preoccupato per i ritardi accumulati. Ma nel agosto 2025 è giunta la notizia tanto attesa: l’agenzia nazionale Ansfisa (competente per la sicurezza dei trasporti) ha finalmente concesso il nulla osta per riprendere il servizio.
Domenica 10 agosto 2025, di buon mattino, la piccola cabina gialla tornerà a salire e scendere dalla montagna. In una prima fase il servizio sarà attivo sei giorni su sette dalle 9 alle 18, con l’obiettivo di estendere l’orario e tornare presto a corse giornaliere continue.
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