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Non procurò armi alla ‘ndrangheta. Il geometra del comune di Mornago assolto anche in appello

Per Michele Romeo, arrestato nel 2020 in un'operazione della Dda di Reggio Calabria, rimane solo la condanna per detenzione di armi ma i legali faranno ricorso in Cassazione

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Assoluta estraneità al contesto ‘ndranghetistico del quale era stato accusato di far parte e rideterminazione della pena a due anni per Michele Romeo, il geometra di Reggio Calabria impiegato presso il Comune di Mornago che nel 2020 era stato arrestato nell’ambito dell’operazione della Dda reggina che aveva portato in carcere 65 persone in Calabria e in diverse zone d’Italia accusate di far parte o aver favorito la potente cosca degli Alvaro di Sinopoli. Per lui, arrestato a Castelletto Ticino dove viveva, le accuse erano pesanti: era considerato dalla Procura l’uomo che procurava armi per la cosca, attraverso un legame parentale con Giuseppe Speranza.

Con la sentenza di ieri, mercoledì, da parte la Corte di Appello di Reggio Calabria, Sezione Seconda Penale, presieduta dalla giudice Adriana Trapani, processo “Eyphemos”, ha riformato la sentenza di primo grado. In particolare, per la posizione di Romeo Michele, difeso dagli avvocato Guido Contestabile (foro di Reggio) e Roberto Cossu (foro di Varese), la Corte di Appello ha confermato l’assoluzione dal reato di associazione mafiosa di cui all’art. 416-bis del Codice Penale, rigettando il ricorso della Procura; ha assolto Romeo, per i reati in materia di armi.

Nessuna cessione sarebbe avvenuta a Mornago, il 19 gennaio 2018, nessuna cessione è avvenuta in territorio calabrese nell’agosto del 2018 e nessuna detenzione di armi in territorio calabrese. Inoltre, in riforma della sentenza di primo grado, ha concesso le attenuanti generiche ed ha revocato l’interdizione dai pubblici uffici.

Infine ha concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena: «Il che vuol dire che Romeo non poteva essere nemmeno arrestato – sottolineano i legali -. Purtroppo ha dovuto patire 14 mesi di detenzione, con ben 52 giorni in cella di isolamento presso la casa Circondariale di Novara e 13 mesi di arresti domiciliari».

In attesa del deposito delle motivazioni della sentenza che avverranno nel termine di 90 giorni, i legali di Romeo sono profondamente convinti della assoluta innocenza di Michele Romeo, anche per l’unico ed “autonomo” reato contestato e cioè la detenzione e porto illegale di arma da fuoco, con rideterminazione della pena a 2 anni di reclusione ed euro quattromila di multa. Da ieri sono già al lavoro per preparare il ricorso in Cassazione.

Per la posizione di Michele Romeo, la sua assoluta estraneità ad ogni contesto “mafioso”, rispetto all’impianto accusatorio iniziale (non è l’armiere della cosca e cade così l’impianto accusatorio nei suoi confronti), ma soprattutto nessun tipo di rapporto di natura “illecita” con Laurendi Domenico, era già emersa a seguito della sentenza definitiva della Corte di Cassazione a dicembre 2024, per il giudizio abbreviato.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 24 Luglio 2025
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