Il commento di don Marco Casale al Vangelo di domenica 13 luglio
La domanda rivolta a Gesù nel Vangelo secondo Luca (Lc 13,23) – “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” – non è solo una curiosità antica: è l’interrogativo che attraversa ogni epoca e ogni cuore. A questa domanda Gesù non risponde con una statistica, ma con un invito: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”
Don Marco Casale, parroco di Gavirate, ci guida alla comprensione profonda di questo passo del Vangelo. “Sforzatevi” – sottolinea – è un verbo che richiama la lotta, l’agonismo spirituale. La salvezza, dunque, non è un premio per pochi privilegiati, ma un dono che richiede il coinvolgimento personale di ciascuno.
La “porta stretta” non è un trabocchetto divino, ma rappresenta la fatica di restare giusti in un mondo ingiusto, di scegliere la pace quando tutto spinge all’odio, di vivere l’amore gratuito quando si è tentati di trasformarlo in merce di scambio. È questa lotta, affrontata con sincerità, che ci apre alla salvezza. Eppure, non siamo soli: “Io sono con voi ogni giorno, fino alla fine del mondo”, promette Gesù. La lotta non è solitaria, è accompagnata.
La falsa sicurezza dell’autogiustificazione
Il Vangelo avverte anche di un rischio sottile: pensare di potersi salvare da sé. Chi si affida alle proprie opere, convinto di “aver fatto abbastanza”, può scoprire dolorosamente che la salvezza non è un automatismo religioso. Gesù mette in guardia da una fede fatta solo di esteriorità: “Abbiamo mangiato e bevuto con te, abbiamo ascoltato la tua Parola”. Ma ciò non basta.
La salvezza è dono, non conquista. È relazione autentica con Dio, non semplice pratica rituale. Non basta “andare a Messa”, se non si accoglie il Signore nella propria vita con cuore aperto.
L’Eucaristia: non un merito, ma una scuola d’amore
Don Marco sottolinea che l’Eucaristia non ci rende “meritevoli” della salvezza: essa non è un credito da vantare, ma un luogo in cui imparare ad affidarci. È la scuola in cui riconosciamo Gesù come nostro unico Salvatore, abbandonando l’illusione di poterci salvare da soli.
Quando trasformiamo l’amore in dovere, perdiamo la sua bellezza. La salvezza, invece, nasce da un amore che non si può comprare né meritare: è gratuito, smisurato, scandalosamente generoso.
Un Regno aperto a tutti: la speranza che viene dall’alto
La visione finale che Gesù offre è sorprendente: “Verranno da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno”. Il Regno di Dio è aperto, inclusivo, capace di accogliere anche coloro che sembravano lontani. Non conta da dove vieni, ma se hai accolto l’amore del Padre.
La vera sicurezza non è in noi stessi, ma nella fiducia totale in Lui. Gesù è il Salvatore, e la salvezza – come ricorda don Marco – “viene dall’alto”, come pioggia che irrora la terra senza chiederle nulla in cambio.
Conclusione: una lotta condivisa, mai solitaria
La vita è una lotta, ma la disperazione nasce solo quando ci sentiamo soli in essa. Gesù ci rassicura: “Non avere paura: io sono con te”. È questo il cuore del Vangelo di oggi e il messaggio che don Marco invita a custodire.
Il compito dei cristiani è allora chiaro: testimoniare, con la vita e con l’amore, che la salvezza è possibile, che è un dono per tutti, anche per chi non crede. Un dono che ci precede, ci accompagna e ci chiama a camminare, ogni giorno, verso la porta stretta che conduce alla Vita.
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