«La voce degli alberi: cantiamo insieme», Beppe Casales chiude il Festival della Meraviglia
Al Liceo Sereni di Laveno Mombello il 18 maggio, l'artista ha portato in scena "400", un inno poetico all’armonia tra umani e natura, culminato in una suggestiva Circle Song collettiva guidata da Oskar Boldre e Costanza Sansoni.

L’ultima serata del Festival della Meraviglia, tenutasi il 18 maggio al Liceo Sereni di Laveno Mombello, si è aperta con 400, un monologo di Beppe Casales. Raccontarlo è difficile: è un monologo universale, una riflessione condivisa che sembra nascere nella testa di ciascuno di noi, lì dove si annidano le contraddizioni del mondo. Un mondo che, travolto dalla fretta e dall’abitudine, ha smesso di stupirsi e di pensare.
Casales ci parla con sincerità disarmante, senza retorica, raccontando il nostro tempo attraverso i suoi occhi e quelli della figlia Nina, di due anni e mezzo. 400 prende il nome dai 400 ppm di CO₂, la soglia simbolica che non dovremmo mai superare, o, per meglio dire, che non avremmo dovuto superare. È un grido silenzioso, un invito a riattivare i sensi, a riscoprire l’armonia perduta con il vivente.
«Per avere a che fare con la vita ci vuole coraggio — dice Beppe —. Il pericolo e la vita sono la stessa cosa. L’allontanarmi dal pericolo mi ha reso sordo». Inciamparci negli alberi, afferma, ci ha permesso di riavere un contatto. Di vederci l’uno con l’altro. Di sentirci parte di un mondo in cui tutto è vivo.
La voce degli alberi diventa allora una domanda: chi siamo? Siamo esseri individuali? Siamo una comunità? Gli alberi, complessi organismi collettivi, sembrano saperlo meglio di noi. Funghi e alberi cantano una canzone d’amore, fatta di scambi chimici invisibili, ognuno con la sua melodia, sempre in armonia. Se si perde l’armonia, la conseguenza è la morte.
E allora perché immaginiamo con più facilità la fine del mondo che la fine del capitalismo? Cos’è davvero l’intelligenza? I vermi piatti rigenerano cervello e memoria, i polpi pensano con i tentacoli, i funghi comunicano con reti sensibili senza bisogno di un centro. Forse l’intelligenza è la capacità di sopravvivere. E allora, forse, siamo meno intelligenti di quanto crediamo.
«La natura è l’immaginazione stessa», dice Casales. «Com’è un uomo, così vede». «Pensiamo troppo e sentiamo poco», riecheggia Chaplin.
Ma basta poco per riconnettersi: guardarsi negli occhi, toccarsi, parlarsi nonostante la nostra piccolezza. È impossibile stare da soli. La solitudine e l’indifferenza non sono cose di questo mondo. La meraviglia è a un passo.
«Fammi ballare, papà», chiede Nina a Beppe. «Fammi ballare insieme alle piante». E allora balliamo, tutti insieme, perché se no siamo morti. È questo il cuore pulsante del messaggio: far parte del mondo, piccolo e gigante, che sente e che non può restare indifferente.
A chiudere la serata — e l’intero festival — ci ha pensato quindi la musica. Gli spettatori, usciti dalla palestra, si sono disposti in cerchio e, guidati da Oskar Boldre e Costanza Sansoni, hanno partecipato a una commovente Circle Song a cappella. Un’improvvisazione corale, semplice e potente, per ricordarci che la vita è armonia e che la meraviglia è ancora possibile.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.