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Henry Camus e la meraviglia dell’errore: un inno al disordine creativo

Sul palco del Festival della Meraviglia a Laveno Mombello, il musicista e attore newyorchese ha smontato la figura dell'artista serio, perché in fondo «non siamo che il risultato di un errore felice»

Henry Camus porta a Laveno la meraviglia dell'imperfezione

Sabato 17 maggio, nella palestra del Liceo Sereni di Laveno Mombello, il Festival della Meraviglia ha cambiato forma. O meglio, le ha abbracciate tutte insieme. A salire sul palco – o forse sarebbe meglio dire a invadere lo spazio scenico con la sua energia caleidoscopica – è stato Henry Camus, artista newyorchese dal talento proteiforme: attore, comico, musicista, giocoliere di lingue e identità.

Il suo spettacolo è stato un turbine di parole, suoni e gesti, un viaggio che ha infranto i confini tra le arti per ricomporle in un mosaico imprevedibile e sorprendente. La musica si è fusa con la comicità, il racconto personale con la parodia colta, il linguaggio con il silenzio e la risata con la riflessione.

Camus ha mescolato l’inglese con l’italiano, il francese con il tedesco, fino a intonare battute anche in russo: uno zibaldone linguistico che ha restituito l’incanto del mondo in tutta la sua complessità e varietà.

Camus, con il suo stile da Cappellaio Matto contemporaneo, ha giocato a smontare la figura dell’artista “serio”, raccontandosi come un musicista “troppo felice” per essere tragico, troppo leggero per essere considerato geniale nel senso canonico del termine. Ma proprio in questa leggerezza ha saputo raccontare qualcosa di profondamente vero.

Attraverso gag teatrali e citazioni assurde – come la mitica aragosta di plastica che il pianista Sviatoslav Richter si portava sempre con sé (e che, ci assicura Camus, è un dettaglio biografico autentico!) – l’artista ha riflettuto sul mito dell’autenticità e sul fascino irresistibile dell’imperfezione.

«Nessuno può imitare qualcun altro», ha detto. E non solo perché ogni persona è unica, ma perché è proprio l’errore a renderci tali.

Camus ha concluso la sua esibizione con una lezione mascherata da risata: la meraviglia nasce dallo sbaglio. «Il nostro DNA – racconta – non è che il risultato di un errore felice, di una clonazione imperfetta, una variazione che genera la vita, la differenza, la bellezza del mondo. I confini, anche quelli biologici, si rivelano allora linee mobili, porose, da attraversare con curiosità e coraggio».

E così, tra battute brillanti e momenti di poesia surreale, Camus ci ha lasciato un messaggio potente nella sua semplicità: la perfezione non è il nostro traguardo. La meraviglia sta nel difetto, nella deviazione, nella scintilla imprevedibile dell’errore.

Alla palestra del Liceo Sereni, sabato sera, nessuno è uscito “corretto”. Ma tutti sono usciti un po’ più umani.

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Pubblicato il 18 Maggio 2025
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