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Al Festival della Meraviglia per cercare un’intelligenza artificiale veramente responsabile

Può esistere un'intelligenza artificiale davvero etica e capace di aiutarci ad ottenere una vita migliore? Al Liceo Sereni di Laveno Mombello si fa luce su paure e nuovi orizzonti intorno a questo strumento così tanto discusso

intelligenza artificiale festival della meraviglia

Gli algoritmi che fanno girare i motori di ricerca, o che decidono quali post mostrarci nei nostri feed social, così come le intelligenze artificiali generative in grado di dialogare come persone reali. L’IA – in tutte le sue forme – è ormai una compagna di viaggio quotidiana per miliardi di persone. Un’utile assistente, che a volte assume la forma di una pericolosa minaccia.

Domenica 18 maggio al Festival della Meraviglia a Laveno, Elia Biganzoli, professore di Statistica medica all’Università degli Studi di Milano, ha dialogato insieme a Antonello Maiolino, già docente del Liceo Sereni di Luino ed esperto di didattica assistita dalle nuove tecnologie, per provare a rispondere a una domanda: può esistere un’intelligenza artificiale responsabile?

«Ho fiducia nell’IA perché ho fiducia nell’intelligenza umana»

Secondo Biganzoli, non ci sono dubbi. «L’intelligenza artificiale – commenta il docente – è uno strumento e se lo utilizziamo in modo corretto, ci porterà grandi vantaggi».

Quindi un’IA etica, equa e rispettosa della privacy è possibile? «Un’IA veramente responsabile – spiega Biganzoli – deve rispettare parametri di conoscibilità (trasparenza dei processi del suo algoritmo), non esclusività (il giudizio dell’IA non deve essere l’unico a prendere una decisione in situazioni critiche) e non discriminazione (l’IA deve essere progettata per evitare pregiudizi sulla base di razza, genere, età…)».

In fondo, l’intelligenza artificiale è frutto dell’intelligenza umana, che a sua volta si è sviluppata da delicati meccanismi di regolazione nascosti tra le pieghe del nostro Dna. Una struttura gerarchica, antica come la vita stessa, alla quale – secondo Biganzoli – anche l’IA non può fare altro che sottomettersi.

La macchina al servizio dell’Uomo o l’Uomo al servizio della macchina?

Dai primissimi robot capaci di suonare strumenti musicali e di giocare a scacchi (grazie a un piccolo trucco), ai grandi data center in cui le intelligenze artificiali si addestrano divorando miliardi di dati, L’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante e giorno dopo giorno continua ad affianca l’Uomo in ruoli sempre più rilevanti, portando con sé rischi e opportunità.

Ma le IA hanno ancora bisogno di tanto lavoro da parte degli esseri umani: che sia per rifornirsi di dati (ogni volta che si fa una ricerca su Google o si carica un video su TikTok), oppure per affinare la qualità delle risposte (un compito che impiega parecchie persone, spesso sottopagate). «Quindi – si chiede Maiolino -, sono le macchine a essere al servizio dell’Uomo? Oppure siamo noi a essere al servizio delle macchine?»

Alessandro Guglielmi
alessandro.guglielmi@varesenews.it
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Pubblicato il 18 Maggio 2025
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