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“A Gaza è genocidio”. In una sala strapiena Amnesty presenta a Germignaga il suo rapporto

Cinema teatro Italia affollato per la serata promossa dal Tavolo per la Pace dell’Alto Verbano, in collaborazione con le sei parrocchie della Valtravaglia. "Sosteniamo gli obbiettori israeliani e partecipiamo alla mobilitazione"

Germignaga

Venerdì 9 maggio, il giorno dopo l’elezione al soglio pontificio di Papa Leone XIV che nel suo primo discorso ha parlando di «una Pace disarmata e disarmante, umile e perseverante», si è tenuta al cinema teatro di Germignaga la serata su Gaza organizzata dal Tavolo per la Pace dell’Alto Verbano, in collaborazione con le sei parrocchie della Valtravaglia (Brezzo di Bedero, Domo, Castelveccana, Germignaga, Nasca, Porto Valtravaglia) per presentare il rapporto di Amnesty International “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza”.

Nella sala gremita del Cinema Teatro Italia di Germignaga, Chantal Antonizzi del Coordinamento Asia Sud Occidentale e Nord Africa Amnesty International e il Dr. Filippo Bianchetti, del Comitato Varesino per la Palestina, Sanitari per Gaza, con la moderatrice Anna Polo giornalista dell’Agenzia di Stampa internazionale Pressenza, ci hanno guidato in un doloroso percorso che probabilmente non ci avrebbe permesso di intravedere la luce della speranza.

Dopo i saluti di Chiara Mazza, coordinatrice del Tavolo per la Pace, la serata ha preso il via sotto il positivo auspicio della «commovente coincidenza» con la giornata conclusiva del grande evento “People’s Peace Summit” di Gerusalemme, dove sessanta associazioni pacifiste di Israele e Palestina hanno dato vita ad una manifestazione per la riconciliazione tra i due popoli organizzata da Maoz Inon e Aziz Abu Sarah, che lo scorso anno ricevettero l’abbraccio di Papa Francesco. «Toccare con mano il peggio, ma anche il meglio di cui è capace l’umanità», grazie ad Amnesty International, che ha avuto il coraggio di parlare apertamente di genocidio, ma tentando di gettare il seme della speranza, perché «anche nei periodi più bui c’è sempre qualcuno che si ribella». 

Dopo il 7 ottobre 2023 a Gaza come in Cisgiordania, inizia la “guerra di Gaza”. Amnesty International ha avviato un lavoro di ricerca nel territorio palestinese occupato e i ricercatori hanno raccolto prove e sufficienti elementi per giungere alla conclusione che Israele ha commesso e sta continuando a commettere un genocidio nei confronti della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza occupata. La conformazione geografica fa sì che nulla possa entrare o uscire: niente elettricità, cibo o acqua, condannando così la popolazione a morire di fame.

A tutto ciò si aggiungono l’uccisione della produttività e della fertilità dell’intero territorio, con le aree agricole distrutte e la zona cuscinetto inaccessibile agli agricoltori, irrorata di acqua salata e sostanze chimiche per rendere il terreno mai più fertile. Distrutti anche i servizi essenziali come i desalinizzatori, le infrastrutture civili, i siti culturali e religiosi, compresi i cimiteri, per eliminare l’identità, la storia e la memoria di un’intera popolazione.

«Perfino in guerra esistono leggi che vanno rispettate – ha concluso Chantal Antonizzi – Dobbiamo alzare la voce affinché affamare i popoli non diventi l’ennesima arma di guerra», ricordandoci che in gioco non c’è solo la sopravvivenza del popolo palestinese, ma l’avvallo tacito di un modus operandi che potrebbe poi diffondersi ovunque, in ogni conflitto, con pretesti diversi.

Esiste una piccola parentesi di positività, nell’orrore di questa situazione senza via d’uscita? Il Dr. Bianchetti ha commentato alcuni filmati che mostrano l’operato di una delegazione medica che, in due settimane, ha compiuto diversi interventi chirurgici, seppure in sale operatorie molto semplici e lontane dagli standard a cui siamo abituati. «Per fortuna la realtà palestinese a Gaza è organizzata grazie a carichi di farmaci acquistati in Egitto, benché manchino antibiotici e anestetici. La popolazione sta mettendo in atto una resistenza pacifica, civile e non violenta, nonostante il fatto che siano state bombardate le tendopoli. Le aule scolastiche sono diventate abitazioni per intere famiglie e a Gaza city è nato il piccolo ospedale di un’associazione benefica che pratica interventi gratuiti su bambini, con supporto psicologico, perché sono proprio loro che rimangono segnati in modo irrimediabile» ha concluso il Dr. Bianchetti.

Allora è troppo tardi per avviare un percorso di Pace? No, sottolineano gli organizzatori. Che portano un esempio: in Israele è attiva la rete “Mesarvot”, composta da giovani israeliani obiettori di coscienza, che fornisce sostegno a ragazze e ragazzi durante tutto il percorso dell’obiezione offrendo assistenza legale, tutoraggio da parte di ex obiettori e informazione sui media. I giovani di Mesarvot sono solidali con i palestinesi e si oppongono al regime di occupazione, protestando contro la guerra con manifestazioni congiunte israelo-palestinesi in tutto il Paese.

Sarà una storia a lieto fine? Difficile dirlo, perché non si può costruire la Pace senza giustizia, ma Amnesty auspica che vengano almeno rispettati i diritti umani e venga fatta giustizia, anche se l’odio ha radici profonde e riuscire a scardinare questi meccanismi non è una soluzione che si può trovare dietro l’angolo.

Un movimento internazionale di cittadini, su iniziativa francese, sta organizzando una marcia pacifica, a piedi, verso Gaza. “March to Gaza” chiede l’apertura della frontiera di Rafah e la fine dell’assedio, proponendo una risposta civile a questa crisi umanitaria senza precedenti, perché «In questo momento è importante non perdere la speranza e trovare il modo per opporsi».

«Possiamo continuare a fare pressione e andare in piazza; possiamo andare a votare con criterio; possiamo informarci anche da fonti non ufficiali; possiamo augurarci che il gruppo di giuristi che se ne sta occupando riesca a far revocare l’accordo che regola la cooperazione militare tra Italia e Israele ratificato dal Parlamento nel 2005 e rinnovato automaticamente ogni cinque anni. Possiamo, infine, unirci al Gruppo di Varese di Amnesty International per costruire un mondo più giusto (mail del Gruppo di Varese: gr296@amnesty.it )».

Pubblicato il 12 Maggio 2025
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