Da Vira a Maccagno il Cammino del Lago Maggiore arriva alla settima tappa
Si inizia con la sponda magra e si passa all'ultima sponda, arrivando a Maccagno

Partiamo alle ore 8:00 come sempre dall’imbarcadero, o forse dovremmo chiamarlo barcadero, di Vira. Davanti alla statua di un uomo stilizzato e marciante ci diamo appuntamento con i partecipanti di oggi, tra i quali abbiamo il piacere di includere Efra Ugas e Cristina Zerbola del Comune di Gambarogno. Efra decide di seguirci fino a Gerra e la sua presenza è preziosa non solo per il supporto concreto al progetto di cui si fa portavoce per la sua amministrazione, ma anche perchè esperta conoscitrice del suo territorio ci fa da cicerone fino a Gerra.
Prima tappa: il Parco Botanico del Gambarogno. Tra Piazzogna e Vairano – nella Riviera del Gambarogno – sul dosso di una collina che sembra tuffarsi nel lago, la perizia del vivaista Otto Eisenhut ha creato, su una superficie complessiva di oltre 20mila metri quadrati, un parco che contiene una miriade di piante: circa mille qualità diverse di camelie e quasi seicento di magnolie, per non contare le azalee, le peonie e i rododendri, attorniate da pini, ginepri, edere e abeti esotici o rari in Europa.
Continuiamo a camminare a mezza costa nella luce del mattino lungo la meravigliosa riviera del Gambarogno, con gli occhi fissi sulla sponda opposta quasi increduli per tutta la strada già percorsa da Ascona che dirimpettaia osserva i nostri passi.
A Vairano facciamo un incontro inaspettato: Silvia Weber, artista e fondatrice di Casa Arte Bene. Ci racconta di come sia arrivata qui per caso – o per destino. Un giorno di passaggio da Vairano, Silvia nota qualcosa che non si aspetta: un quadro dello zio pittore è appeso all’esterno di un’abitazione in vendita. «Mi si è stretto lo stomaco»- ci dice – «E ho capito che questo posto mi stava chiamando». Fu così che Silvia decise di acquistarla e di aprire al suo interno una sorta di casa museo e atelier, Casa Arte Bene, per esporre le sue opere e quelle del marito, entrambi artisti, e per creare un luogo di incontro e ospitalità. Silvia è entusiasta dell’idea di incontrare e accogliere pellegrini lungo il cammino e noi non vediamo l’ora.
Riscendiamo a Zenna per oltrepassare il confine: rientriamo in Lombardia per affrontare l’ultimo tratto del periplo: l’unica sponda che ancora mancava all’appello.
Ma prima ci aspettano ancora delle salite. La prima è verso Bassano, poi, superati i grandi tubi d’acciaio che pompano l’acqua dal Lago Maggiore al Lago Delio per alimentare la centrale idroelettrica di Roncovalgrande, arriviamo a Musignano. Il borgo, oggi quasi disabitato, sembra muto. Ma basta un’occhiata per capire che qui c’è vita, eccome. Una vita di legno, scolpita da Fabio Maccario, artista autodidatta che recupera i tronchi di castagno dei boschi e li trasforma in figure umane: lavandaie, materassaie, pastori. È lui stesso a raccontare di come abbia ripopolato il suo paese con queste presenze silenziose, caricature affettuose degli abitanti di un tempo — e, forse, di quelli ancora presenti.
Lasciamo Musignano alle spalle e iniziamo a scendere tra boschi e mulattiere, fino a Maccagno, nostra destinazione di oggi.
L’arrivo è da cartolina: il sole tiepido del secondo pomeriggio scalda senza scottare, il fiume Giona luccica mentre raggiunge il lago, la spiaggia attraversata da una brezza leggera e i primi turisti stranieri pronti a godere di questo inizio di bella stagione.
È qui che si chiude la nostra settima tappa, tra i colori intensi di una primavera che si è ormai insediata e le storie leggere — ma mai banali — che il Cammino continua a regalarci.
Il Cammino del Lago Maggiore è promosso da tracciaminima aps. Sul sito dedicato al cammino è possibile trovare la descrizione di questa tappa cliccando qui
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