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Caielli sulla Torre Colombo: “Progetto bocciato non certo per colpa delle opposizioni: serve adeguarsi alla Soprintendenza”

Il consigliere di Insieme per Sesto intenzionato a spegnere le polemiche sorte dopo la bocciatura dei beni culturali: "Allontanano il dibattito dal bene della città, recuperare l'area. Per farlo la giunta e l'impresa devono conformarsi alle prescrizioni della Soprintendenza"

Torre Colombo - Green Tower - Enrico Colombo Sesto Calende

«La priorità deve essere il recupero, nel rispetto delle regole, di un’area degradata in centro a Sesto Calende. Non un duello tra due consiglieri comunali». Dopo la bocciatura da parte della Soprintendenza verso il progetto presentato dall’impresa Enrico Colombo, e le animate discussioni che ne sono susseguite, l’ex sindaco e attuale consigliere di Insieme per Sesto Roberto Caielli intende fare chiarezza, con la precisa volontà di allontanare il dibattito cittadino da una possibile “personalizzazione” e da una sorta di “duello” tra lui e l’attuale capogruppo di maggioranza Marco Colombo. «Questo proprio non esiste: ogni mia valutazione guarda solo al miglior risultato per Sesto».

L’argomento a Sesto Calende è molto noto, ed è anche piuttosto complesso. Dall’autunno del 2021 è infatti finito più di una volta all’ordine del giorno in consiglio comunale, sia per le interpellanze delle opposizioni (Insieme per Sesto e Sesto2030), sia per la proposta, accolta dalla sola maggioranza lo scorso 14 settembre, per l’adozione di una variante del pgt in modo tale da permettere la realizzazione della cosiddetta “Torre Colombo” in via Matteotti, dove un tempo sorgeva il distributore Q8. Progetto tuttavia in fase di stand-by dopo il parere negativo arrivato dal ministero dei beni culturali a causa dell’eccessiva altezza dell’edificio, 33 metri, e del relativo contrasto paesaggistico con lo “skyline” sestese e con il campanile della Chiesa di San Bernardino.

La “bocciatura” ha portato non poco rammarico in Colombo, che ricopre anche il ruolo di amministratore delegato dall’impresa, oltre a quello di capogruppo di maggioranza. L’indomani del parere negativo l’ex sindaco e rappresentante della Lega ha annunciato l‘intenzione di spostare il progetto altrove attraverso una lunga lettera aperta, postata su Facebook, in cui veniva inoltre allegato lo screenshot di una conversazione privata avuta proprio con Roberto Caielli, classificato da Colombo come «nemico di Sesto Calende» e «responsabile, per mala gestione,» dell’ecomostro sorto nell’area ex Q8, dove sarebbe appunto sorto (e potrà ancora sorgere) il nuovo edificio dell’impresa, che comunque rimanere proprietaria dell’area.

«Non c’è nulla di personale in questa vicenda – commenta Caielli, intenzionato a spegnere definitivamente questo aspetto della “polemica” -. Penso che certi commenti polemici all’indomani della bocciatura hanno allontanato all’obiettivo da raggiungere, ovvero il recupero di un’area che ha dovuto fare i conti, dopo il 2009, con il fallimento di un’impresa e di un’operazione immobiliareQueste sono le cause della situazione attuale, come tutti sanno. Addossare la colpa a me o altri non ha senso. Inoltre va anche considerato che il piano approvato nel 2007 dalla giunta Chierichetti (Insieme Per Sesto, ndr.) è stato assunto da quella attuale come “riferimento valido” per definire le nuove condizioni concesse al progetto dell’impresa Colombo: dunque non era così sbagliato».

“IL PROGETTO DELLA TORRE NON È CERTO STATO BOCCIATO PER COLPA DELLE OPPOSIZIONI”

Secondo Caielli le opposizioni in nessun modo sono responsabili di quanto deciso dalla Soprintendenza, il consigliere ricorda che invece anche altri enti come la Provincia e il Parco del Ticino aveva sollevato dubbi, oltre a Legambiente.

«La tesi che la bocciatura del progetto Torre Colombo sia “colpa dell’opposizione” non regge da nessun punto di vista – spiega -. La Soprintendenza è infatti un organo statale indipendente e l’esistenza dei vincoli era nota a tutti. Nemmeno regge la tesi che il parere negativo su questo progetto significhi la bocciatura del recupero dell’area, ovvero l’impossibilità di qualsiasi progetto diverso da quello votato in consiglio comunale e necessario di una variante del pgt».

«Dal 2021, – chiarisce Caielli – come opposizioni abbiamo invocato la richiesta di una commissione territorio ma il sindaco ha sempre rivendicato che l’atto fosse discrezionale e che, per questo motivo, spettava alla sola maggioranza occuparsi della faccenda. La nostra risposta fu che la sede opportuna doveva essere il consiglio comunale essendo l’argomento di natura urbanistica. Il Consiglio comunale si è ritrovato a votare soltanto a cose decise, ovvero per adottare la variante del pgt: ritengo questo un deficit di democrazia, abbiamo dovuto chiedere tutte le carte tramite accesso agli atti, penso che in 10 anni si sarebbe potuta aprire una discussione con la città su cosa fare di quell’area, come fu fatto con la vetreria. Perché i criteri vanno fissati prima di interloquire col privato, in modo tale che le regole siano uguali per tutti».

SILENZIO ASSENSO: LEGGEREZZA O AZZARDO?” 

Nel prossimo consiglio comunale Insieme per Sesto e Sesto2030 hanno già presentato un’interpellanza per chiedere al primo cittadino Buzzi cosa intenda fare e spiegare per quale motivo il parere della Soprintendenza sia stato chiesto «così tardivamente», il 5 settembre, rispetto al consiglio comunale in cui si votò per l’adozione del pgt (14 settembre). «Una scelta strana, dato che sindaco e impresa sapevano che questo parere è obbligatorio per legge.»

Una corretta tempistica avrebbe potuto evitare, come invece è successo, che la bocciatura sopraggiungesse a distanza di appena pochi giorni (25 settembre) dall’assise e rovesciasse l’esito della votazione.

«Se la giunta non si fosse in un certo senso “sostituita” alla Soprintendenza la città si sarebbe risparmiata mesi di polemiche inutili – prosegue -. Il sindaco sapeva cosa andava fatto e infatti aveva detto, rispondendo a una nostra passata interrogazione del 2021, che si sarebbe conformato al parere della Soprintendenza. Disse così: “si auspica che nel corso del procedimento la Soprintendenza si esprima e quindi ci si possa conformare a eventuali prescrizioni. Tant’è che il parere è stato effettivamente chiesto, ma solo a inizio settembre. Questo dimostra che non poteva esserci nessun tipo di “silenzio assenso” e, così, agire senza parere della Soprintendenza alla fine si rivelato un boomerang. Resta allora l’interrogativo se quanto avvenuto sia frutto di una leggerezza o di un azzardo. Il fatto è che la leggerezza oggi ha effetti pesanti e l’azzardo è andato male facendo perdere due anni, o più, a Sesto Calende».

“ERRONEA LA CONVINZIONE CHE IL PROGETTO FOSSE GIÀ APPROVATO”

«Ciò che importa ora – conclude Caielli – è capire se e come l’impresa intende andare avanti col progetto, da adeguare a quanto detto dalla Soprintendenza, oppure se la volontà sia davvero quella di spostarlo e lasciare la ferita aperta in centro a Sesto. Quello che certo è che con una diversa gestione della vicenda, e senza la erronea convinzione che il progetto fosse già approvato, forse non si sarebbe giunti a ciò. È amaro dire, ve lo avevamo detto, oramai non serve a niente. Come gruppo ripetiamo invece ciò che avevamo dichiarato in consiglio: Qualsiasi cosa è meglio dell’ecomostro, certo è che “qualsiasi cosa” deve essere una cosa ben fatta e rispettosa delle regole e del paesaggio tutelato. Basta fare ciò che il sindaco già prevedeva nel 2021: conformarsi alle prescrizioni della Soprintendenza. Questo è anche quello che sento chiedere dalle persone con cui ho parlato: non possono lasciar passare ancora degli anni».

Marco Tresca
marco.cippio.tresca@gmail.com
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Pubblicato il 14 Ottobre 2023
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