Dall’ospedale al carcere, l’aggressore di Lavena Ponte Tresa sta meglio
Verrà dimesso oggi Imad Lahlal, ferito dagli agenti della Polizia di Frontiera di Luino lo scorso 19 agosto durante un aggressione armata nei loro confronti. È accusato di tentato omicidio
Imad Lahlal, marocchino classe 1992, sta decisamente meglio e già oggi (martedì) verrà trasferito dall’ospedale di Circolo di Varese, dove gli è stata curata la ferita provocata dal colpo di pistola sparato da un agente della Polizia di Stato di Luino, alla casa circondariale di Varese.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Varese, Anna Giorgetti, ha firmato l’ordinanza che dispone la custodia cautelare in carcere del 29enne che lo scorso 19 agosto ha tentato di aggredire con un coltello l’agente che lo aveva fermato per un controllo, mentre vagava senza meta lungo la via Marconi a Lavena Ponte Tresa.
L’accusa per il marocchino è di tentato omicidio e a confermare la dinamica dei fatti, come si sono svolti quella mattina, ci sarebbero anche quattro testimoni oculari che hanno fornito la stessa descrizione dei fatti fornita dagli agenti coinvolti. Tutti lo hanno visto menare i fendenti verso la poliziotta che gli aveva chiesto i documenti, anche quando l’agente era finita a terra nel tentativo di arretrare davanti alla furia dell’uomo che non si calmava nonostante i numerosi appelli alla calma, formulati anche dall’altro componente dell’equipaggio. Proprio il secondo agente, giunto in soccorso della collega dopo aver parcheggiato l’auto di servizio, ha impugnato la pistola e ha sparato all’altezza dell’addome, dopo averlo visto avanzare minacciosamente verso di lui.
Aggressione a Ponte Tresa: prima ha spinto l’agente a terra e poi ha estratto il coltello
La misura cautelare in carcere si è resa necessaria, secondo il Gip, in quanto l’uomo non risulta avere un domicilio e, soprattutto, per la pericolosità che ha mostrato non solo giovedì scorso. Dieci giorni prima, infatti, era stato identificato e denunciato dai Carabinieri di Castelnuovo (To) per aver commesso il reato di minaccia servendosi di un oggetto appuntito. Già a luglio del 2021 era stato identificato sotto altro nome, sempre dai Carabinieri di Torino. Il suo permesso di soggiorno risulta scaduto da maggio del 2020 e non più rinnovato, sostiene di non parlare italiano anche se è in Italia dal 2016 (sbarcò a Pozzallo nell’agosto di quell’anno, ndr).
Evidente, infine, l’aggravamento delle sue condizioni di vita negli ultimi mesi che ne hanno aumentato l’aggressività fino ad abbandonarsi all’uso della violenza attraverso tutto ciò che riesce a trovare. In questo caso si era trattato di un coltello da cucina lungo complessivamente 26 cm e con una lama in ceramica.
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