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A Monteviasco vaccinati anche contro l’isolamento

Parla l’infermiera che ha eseguito le nove punture: “I contatti con gli estranei saranno meno pericolosi grazie alla protezione dal virus”

Generica 2020

«Bertolaso? Uno alla mano, pane e salame, come quello che abbiamo mangiato tutti insieme dopo la vaccinazione».

Lucia Cassina – la “capa“ di Montevisco – era agitata dalla serata di ieri quando il capitano Alessandro Volpini le ha annunciato che sarebbero venuti a fare i vaccini a tutti quanti.

Ma quando ha visto l’infermiera Enrica Rossi, che è nata e vive “in paese” a Curiglia con Monteviasco, si è subito tranquillizzata e in un attimo si è fatta fare la puntura «senza nemmeno sentire l’ago».

Nelle ore precedenti l’arrivo di Bertolaso, come è costume da queste parti se devono arrivare dei forestieri, il paese è stato letteralmente ribaltato e sistemato come un piccolo presepe: il vecchio ambulatorio al primo piano della canonichetta ripulito, riscaldato e addobbato con fiori freschi.

«Ci hanno fatto un grande regalo, e abbiamo fatto da mangiare a tutti, ai carabinieri che poverini sono venuti su a piedi con gli zaini pini e alle persone arrivate in elicottero, con diversi viaggi. C’era anche la televisione», spiega Lucia, che vive ora nel borgo “covid free” della Veddasca dove non c’è più la neve, ma rimane l’ora e passa di strada che occorre fare per raggiungere valle.

Il «regalo» (la vaccinazione), in realtà è doppio perché non esiste solo l’aspetto sanitario a rappresentare un vantaggio, e non da poco, per allontanare i rischi del contagio.

Lo spiega proprio l’infermiera Enrica, 52 anni. Un tempo sarebbe stata la «caposala», ma oggi le funzioni si adeguano ai tempi e si dice Coordinatore infermieristico dell’area territoriale della Asst Sette Laghi.

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«Queste persone che vivono quassù hanno combattuto la battaglia del virus ma anche e soprattutto quella dell’isolamento sociale. Il vaccino per loro non rappresenta solo una protezione sul piano sanitario dal momento che gli escursionisti non sono mai mancati da queste parti e la tentazione di avvicinarsi a qualcuno anche solo per fare quattro chiacchiere c’è sempre stata. Col vaccino sarà possibile superare anche questa resistenza facendo sentire un po’ meno soli quanti hanno scelto questo posto per viverci» (nella foto, all’interno dell’elicottero: da sinistra l’infermiera Enrica Rossi, poi la dottoressa Maria Addolorata Molinaro di Asst Sette Laghi e il dottor Guido Garzena, di Ats Insubria).

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 11 Marzo 2021
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