Giorgio Bacchin, l’uomo che racconta “la sua” Dumenza coi disegni
Un “canta storie“ che ritrae pezzi di vita e li regala al bar dove si trova con gli amici: "Le persone sono tutte meravigliose e rappresentano materiale preziosissimo per i miei disegni e le mie narrazioni"
L’uomo coi baffoni e le orecchie da coniglio. Una ragazza che ti guarda con gli occhi semi chiusi ritratta sul retro di un cartone e attaccata al muro. Gli avventori dietro un bancone del bar che stimano una tazzina di caffè.
C’era, nella Milano degli anni Settanta un sottobosco i artisti, poeti, illustratori che frequentavano le osterie del centro: un quadro, un piatto di spaghetti e la partita a carte con gli amici che sotto sotto, sapevano alla fine di stare al tavolo con un epigono di Van Gogh.
Giorgio Bacchin è un uomo dalla grande personalità e un’artista molto amato nella Val Dumentina dove si ricrea un pizzico di quell’atmosfera artistica meneghina, da piccola Brera, che è il sale delle micro comunità di casa nostra.
Il suo talento nasce con lui: «Fin da piccolo avevo la capacità di raffigurare ciò che mi circondava e la fortuna che ho avuto è stata nell’assecondare questa mia indole».
Un’indole che lo porta a disegnare ad ogni ora del giorno e a fare del girovagare, nei pressi del Bar Sport di Dumenza, un motivo per lavorare e ritrarre i suoi amici che si trovano lì.
Addirittura, all’interno del locale, si trovano appesi al muro simpatici cartoni che rappresentano passanti e clienti.
«Anche quando vengo al bar, lavoro. Per me le persone sono tutte meravigliose e rappresentano materiale preziosissimo per i miei disegni e le mie narrazioni»: una frase simile a quella del celebre poeta e scrittore americano Charles Bukowski, «La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto» (da Storie di ordinaria follia).
Giorgio racconta come visi quotidiani diventino per lui i protagonisti di fantastiche storie: fumetti che prendono vita sulla base di persone reali.
Un uomo che sorride quando racconta del suo lavoro e che, non nasconde la gratitudine verso la vita che gli ha permesso di fare ciò che lo rende felice: «Io non ho mai fatto nulla, io sono sempre stato».
Un artista che narra con orgoglio le sue radici e che vede la vita come un labirinto: «Non ci sono solo le paure ma anche le meraviglie. Per trovarti devi perderti e questo non deve rappresentare un fallimento; è un’occasione, per dimenticare ciò che sapevamo e guardare il mondo senza pregiudizi. Per arrivare in fondo e non vedere la scritta ‘uscita’, ma se stessi».
L’unico ritratto che manca, a questa storia, è proprio il suo, quello del Giorgio. Lo si potrà apprezzare meglio dal vivo quando si potrà, al Bar Sport di Dumenza.
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