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Frontalieri, un tavolo aperto su diritti e tutele

Gli sviluppi che porteranno alla firma dell’accorso di fine anno fra Italia e Svizzera. Un tema che riguarda 30 mila lavoratori nel Varesotto affrontato dal Partito democratico

Un trattato fra due stati non è un accordo sindacale, ma le parti sociali abituate a confrontarsi ogni giorno coi diritti dei lavoratori possono aiutare i governi a decidere per le soluzioni migliori.

Non è questione filosofica ma pratica perché a giorni vi saranno due importanti punti di avanzamento sul piatto del dibattito sui rinnovi degli accordi fra Italia e Svizzera in tema frontalieri che vedranno il sindacato interagire col Governo, al Mef, e alla Camera in audizione di fronte alle commissioni Lavoro e Trasporti.

Nuovi e vecchi frontalieri, l’accordo fiscale Italia-Svizzera crea una disparità di trattamento

Lo ha affermato Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale Frontalieri e dei Consigli Sindacali interregionali CGIL invitato alla conferenza stampa indetta dal Partito Democratico per fotografare il punto della situazione su di un argomento caldo, quello che riguarda 60 mila lavoratori fra Lombardia e Piemonte di cui 30 mila solo in provincia di Varese.

Dati confermati da Marco Tuozzo responsabile Economia e Lavoro Segreteria provinciale PD, partito che ha acceso un faro sulla questione. Mobilità, diritti ed economia di confine rappresentano i punti su cui il dibattito è aperto per arrivare alla firma di un preaccordo a fine anno sulla doppia imposizione annunciato dai Governi.

Tema importante come ha specificato Giovanni Corbo sindaco di Besnate e Segretario provinciale PD, partito che ha voluto dare particolare risalto alla questione: «Vogliamo coinvolgere gli amministratori e in particolare quanti sono interessati in prima linea su questo comparto. Il sistema dei frontalieri non ha solo una valenza economica, ma anche sociale».

Ne ha parlato Fabio Passera, sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca che ha spiegato l’importanza del frontalierato per il suo paese: «Abbiamo 323 lavoratori frontalieri che sono il 12,5% della popolazione. Categoria importante che influisce sui tempi e la vita di chi parte presto e arriva tardi la sera. 323 lavoratori che in merito ai ristorni valgono qualcosa come 400 mila euro». Tradotto in due linee di condotta per i nuovi accordi: «Tutela dei lavoratori e tutela dei ristorni».

È stata sottolineata la questione dei diritti con l’adozione del “doppio binario” che punta a salvaguardare le condizioni del trattamento attuale, rideterminando nuove regole per i “nuovi” lavoratori sotto la nuova normativa che può introdurre alcune potenziali criticità su diritti e salari. Basti pensare che in Ticino i lavoratori italiani percepiscono a parità di lavoro il 30% in meno dei lavoratori in meno. Nelle aree francofone il 10% e in Germania il frontaliere prende l’1% in più.

«È evidente che il problema sta anche nei salari italiani che sono molto bassi. Il sindacato ha fatto presente alle parti di affrontare questa questione. Uno dei meccanismi è ridurre la forbice con periodi di transizione o una franchigia», ha spiegato Augurusa.

Sul fronte dei diritti vi è poi l’idea di introdurre uno strumento come lo Statuto dei lavoratori frontalieri in grado di affrontare questioni contingenti, come il tema che la pandemia ha fatto esplodere, ed è quello della mobilità e della regolamentazione dei modelli di lavoro a distanza.

L’incontro è stato moderato e introdotto da Alice Bernardoni vice-segretaria e Responsabile Organizzazione Segreteria provinciale PD

Pubblicato il 26 Ottobre 2020
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