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“L’autista non si è accorto di aver investito la donna”

La tragedia della A26: parlano l'avvocato dell'indagato e il titolare della ditta di Cadrezzate. Ecco perchè è ripartito dopo lo schianto

Incidente A26 Castelletto Ticino 2 morti maggio 2015

Investe una donna, scende, risale sul bus con i bambini di una scolaresca e le insegnanti e torna a casa. Infine lava la carrozzeria per nascondere per le prove. E’ questa la versione di chi sta conducendo le indagini sulla morte dei due coniugi che avevano avuto un incidente a Castelletto Ticino (su come sia deceduto il marito sono in corso verifiche), avvenuta lunedì scorso, sull’autostrada A26.

La difesa dell’autista
Ma secondo l’avvocato dell’autista di 61 anni indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso, le cose starebbero in un altro modo. «Il mio cliente non si è accorto di aver colpito il corpo di una donna – racconta il suo avvocato difensore, Stefano Bruno – mi ha riferito di essersi fermato per prestare soccorso a una vettura che aveva avuto un incidente. Lui è arrivato pochi attimi dopo. Dice di essere ripartito almeno un quarto d’ora successiva alla sua fermata. Quando i soccorsi era già stati chiamati e quando sulla povera donna erano già attivi altri automobilisti, in particolare un medico».

Ma come è possibile che non si sia accorto?

«L’autista stava viaggiando verso Varese e si trovava nella corsia di destra. A un certo punto la Peugeot lo ha sorpassato e ha sorpassato anche l’automobile che viaggiava davanti a lui. A quel punto improvvisamente la vettura ha sbandato verso destra ed è finita nel terrapieno che è chiaramente visibile dalla fotografia. Si è ribaltata e ha sollevato una nube di polvere e sassi. E qui veniamo al punto. La polvere ha impedito all’autista di vedere bene, tanto che ha dovuto azionare il tergicristalli. I sassi caduti sulla fiancata hanno invece creato dei rumori che nella concitazione hanno fatto pensare al mio cliente che tutti i tonfi fossero dovuti a quella nube».

Tuttavia l’autista è anche indagato per omissione di soccorso, perchè?

«Nel bus esiste una sorta di macchinetta che registra con precisione le fermate. Basta guardare quel dispositivo per capire che l’autista, quel giorno, non è sceso e poi risalito in un attimo. Il bus ha frenato e si è bloccato ad almeno cento metri. E’ rimasto fermo sull’autostrada per circa un quarto d’ora. Inoltre la chiamata di soccorso al 118 è stata fatta proprio dall’insegnante che era con lui in quel momento. I soccorsi sono stati avvisati».

Ma c’è anche l’accusa di aver cercato di occultare le prove, lavando accuratamente il bus…

«Io faccio questo ragionamento. Se l’autista avesse voluto nascondere le prove, avrebbe dovuto lavarlo tutto, anche nella parte inferiore. Mi sembra infatti che la polizia abbia trovato dei capelli della vittima nella carrozzeria sottostante. Il mio cliente mi ha riferito di aver pulito il bus perchè era stato sporcato dalla polvere dell’incidente, e solo nella parte superiore. Ha visto le ammaccature, ma non ha capito che fossero derivate dall’investimento».

Il dolore della ditta di Cadrezzate
La versione dell’autista, 61 anni, è stata anche raccontata alla Polizia stradale ma ufficialmente non c’è stato un interrogatorio. Alla ditta di Cadrezzate, la Cairo, il titolare Paolo Cairo, è come ogni giorno alla guida di un pulmino bianco. E’ sinceramente addolorato. L’autista ha raccontato anche lui la stessa versione dei fatti che ha riferito l’avvocato: «E’ un uomo di esperienza – spiega Cairo – purtroppo è una brutta storia e rispettiamo le indagini. Il mezzo è sotto sequestro e anche per me la vicenda è pesante. Cosa ha aggiunto? In sostanza si è trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato».

Pubblicato il 29 Maggio 2015
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