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Quindici minuti di Dream Pop e ballate elettroniche, “parasite” il primo Ep di zoltan.

La prima "raccolta breve" del cantante lacustre contiene cinque brani legati da un “doppio fil rouge”, sonoro e tematico, il racconto di una battaglia interiore, quella contro se stessi: "E' come se avessi sempre vissuto con un parassita all'interno del mio corpo"

zoltan.

La musica è uno strumento per dare forma a se stessi, per raccontare le proprie paure, le ansie personali e generazionali, senza più nascondersi dietro a filtri o maschere. Con queste poche parole si potrebbe provare a sintetizzare gli avvolgenti quindici minuti che compongono “parasite”, il primo Ep realizzato da zoltan., cantante e compositore attivo in Gran Bretagna ma cresciuto – anche artisticamente – sul Lago Maggiore, a Ispra.

Dopo essersi presentato e aver raccontato il singolo “Wanna Let You Go”, adesso zoltan., nome d’arte per Zoltan Torre, è pronto a concludere il 2020 presentando la sua prima “creatura”: “parasite”, disponibile grazie all’angerese More Than Indie Records dal 18 dicembre su tutte le principali piattaforme di streaming.

«È come se avessi vissuto tutta la mia vita con una parassita all’interno del mio corpo, qualcosa che mi impediva di essere me stesso. L’Ep racconta della mia voglia di nascondermi e di aprirmi» spiega zoltan., che ha dato vita a cinque canzoni diverse fra loro eppure legate da un “doppio fil rouge”, sonoro e tematico, una sorta di concept album in pillole.

D’altronde fin dal suo primo assaggio, il ritornello della “opening-track”, il messaggio cantato da zoltan. pare chiaro e segna la direzione, ora caleidoscopica ora cupa e plumbea ma sempre coerente, che sarà percorsa in tutto “parasite”.

“Wanna let you go”, zoltan. presenta il suo ultimo singolo: “Musica per smettere di nascondersi”

«You’re stuck in my head like a parasite
You crawl on my skin but you never bite
My muscles so tight, I’m never feeling right
Tell me what to think, tell me when to lie»

Come vi avevamo raccontato, fin dal brano di apertura “Wanna Let You Go”, il singolo che ha anticipato l’uscita della raccolta, dream pop, alternative e contaminazioni elettroniche si fondono infatti in un personale sincretismo musicale, frutto delle tante influenze musicali e di ascolti (da Dua Lipa agli Alt-J, dagli a-ha a Lorde) che l’artista ha riassemblato con cura nei quindici minuti di “parasite”.

«Quando ho scritto Wanna Let You Go non avevo in mente un significato in particolare ma una sensazione: la sensazione di lasciarsi andare, tanto nel bene, quanto nel male, semplicemente la voglia di liberarsi. Wanna Let You Go” coglie quest’idea molto bene ed è uno dei motivi per cui ho voluto la canzone in apertura dell’EP. Una battaglia in cui finalmente provo e permetto a me stesso di essere semplicemente me, liberandomi di qualsiasi altra cosa».

Dopo la “opening track”, il “suono dell’argento” (come direbbe James Murphy) si fa ancora più vivo, con giri di bassi dance e glocken pronti ad esplodere dopo il drop che coincide con la frase che dà il titolo al brano “Tell Me What You Think”. Come in un gioco di specchi, la canzone descrive la percezione di essere giudicati.

«“Tell Me What Think” – spiega zoltan. – rappresenta la voglia di sapere come appariamo davanti agli occhi di qualcun altro, da un punto di vista esterno al nostro. Forse perché ho sempre voluto sapere cosa gli altri pensano di me. Ci sto ancora lavorando, ma spesso mi trovo in situazioni in cui non riesco essere me stesso per la paura di essere giudicato».

Cambio di rotta in “before the storm”, dopo due brani esplosivi e fuori dagli schemi, zoltan. colloca al centro dell’EP una canzone dalle atmosfere intime e raccolte in cui le voci si sovrappongono e si completano a una melodia di pianoforte composta dal maestro Massimo Torre, il padre di Zoltan che ha sempre incoraggiato e supportato il percorso artistico del figlio.

« Will you ever let me see through
That mask you wear when I’m near you
Oh, I don’t want to let you go
Before the storm arrives
Let us meet, one more time alone
»

«“before the storm” è una canzone sulla fiducia – sottolinea zoltan. -, una delle mie preferite in questo progetto musicale. Parla della possibilità di essere me stesso accanto agli altri, togliendomi di dosso ogni tipo di maschera e soprattutto di avere fiducia tanto in me stesso quanto negli altri. Non avevo in mente di scrivere una canzone del genere, si è praticamente scritta da sola dopo che ho chiesto a mio papà di inviarmi alcune melodie per pianoforte e lui mi ha inviato quella che sarebbe diventata la melodia di questa canzone».

Un colpo per scuotersi, un gesto simbolico e liberatorio per scacciare il più lontano possibile tutto ciò che ci circonda, il grilletto di una pistola che spara dopo il “silenzio assordante” della tempesta. TRIGGER è la canzone più lunga e massiccia dell’EP e ripropone alcuni leitmotiv, frasi e sensazioni che si rincorrono per tutti i quindici minuti di “parasite”.

«Questa è probabilmente la canzone più astratta di “parasite”. Quando l’ho composta insieme al mio amico Jake (JakeTheFirst) non sapevamo dove ci avrebbe condotto. La considero una canzone sul panico e sull’accettazione. Non ha un’immagine delineata, è simile a un viaggio, un percorso personale, sia esso grande o piccolo, è l’idea di diventare davvero ciò che si è realmente».

Dopo “TRIGGER” i titoli di coda sono affidati alla più spensierata “Let You Win”. Un po’ come una conchiglia che racchiude tutto l’Ep, “Let You Win” è l’altro singolo che ha anticipato l’uscita di “parasite”. Una canzone che è anche un finale aperto, un modo – più che un invito – di vivere la vita con più leggerezza.

«Ci tenevo a chiudere l’EP con qualcosa di divertente e positivo. Una canzone che vuole solamente essere divertente e con cui poter ballare, poco più di una fantasia, un’esperienza che in realtà non ho mai avuto».

Marco Tresca
marco.cippio.tresca@gmail.com
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Pubblicato il 24 Dicembre 2020
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