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Femminista, “partigiana”, svizzera: la vita battagliera di Gaby Antognini da Locarno

Nata in una famiglia contadina del Gambarogno, divenne una "pasionaria" della sinistra. Dalla fabbrica al sostegno ai volontari repubblicani nella guerra di Spagna, fino al Sessantotto ticinese

Gaby Antognini

Sindacalista, militante comunista, femminista, partigiana antifascista. Una vita avventurosa e “sulle barricate”, quella di Gaby Antognini, nel Paese più pacifico del mondo, la Svizzera.

Una storia che ruota intorno alla città di Locarno – dove fu la prima consigliera comunale donna – e a quella frontiera su cui Gaby s’impegnò a favore dei militari e partigiani italiani (di ogni tendenza politica) che dal 1943 erano stati internati in appositi campi dopo aver sconfinato nel territorio della Confederazione.
E proprio a Locarno viene ricordata oggi: mentre si sta discutendo se dedicarle una via, il “Gruppo culturale della sinistra del Locarnese e Valli” ne ripercorrerà i passi in una serata alla Biblioteca cantonale di Locarno (venerdì 1 marzo 2024, 18.15) che sarà dedicata anche al tema più generale dei ticinesi nella Resistenza al fascismo.

Ma da che storia viene Gaby Antognini? Come ci si formava una coscienza antifascista e una militanza comunista in un contesto come il Ticino?
«Quando Gaby Antognini nasce nel 1910, il Ticino è un paese povero, conservatore e a maggioranza contadina» dice Gianluigi Galli, membro del Gruppo della Sinistra del Locarnese e Valli.
«Suo padre a fine Ottocento era stato migrante in California. Gaby per procurarsi il pane lavora nei campi e a vent’anni cerca lavoro in una delle poche fabbriche della regione. Sin dall’inizio, Gaby si trova a lottare contro le condizioni di sfruttamento delle donne operaie. Insoddisfatta dal balbettante giovane partito socialista ticinese e da un sindacato già vincolato alla pace del lavoro, si impegna nella militanza comunista. Vive a ridosso della frontiera e grazie agli esuli comunisti rifugiati in Ticino viene a conoscenza delle lotte operaie dei primi decenni del Novecento in Italia. Raccoglie le speranze della Rivoluzione bolscevica e nei confini ristretti del proprio paese neutrale si spende concretamente con generosità assieme alla sorella Maria, chiamata Maria la Rossa, nella lotta contro i fascismi che si stanno diffondendo in Europa».

Oltre che nell’attività interna alla Confederazione, in che forme si attuava la militanza antifascista, considerata la vicinanza con l’Italia?
«Il fascismo – continua Galli – fu importato in Ticino da alcune famiglie italiane residenti ben integrate negli affari del cantone. La sua ideologia si rivelò subito un fattore divisivo pur senza incidere troppo nella vita politica locale. L’avversione al regime e alla mentalità fascista non tardò a manifestarsi principalmente tra gli operai più politicizzati in contrapposizione a gruppuscoli di fanatici mussoliniani e a un’élite di intellettuali italianisti. Solo a partire dalla guerra e, in particolare, dall’8 settembre ’43, la militanza antifascista della sinistra ticinese, in particolare quella del piccolo Partito Comunista di Gaby Antognini, prese la forma di aiuto concreto alla Resistenza italiana».

Prima, tra il 1936 e il 1939, c’era stata anche la Guerra civile spagnola…
«Tra gli 815 svizzeri, quasi tutti operai, partiti come volontari per combattere Franco, 80 erano ticinesi. Nelle operazioni di arruolamento e di organizzazione , Gaby Antognini e la sorella Maria si trovarono a fianco dei loro compagni di partito comunisti e dei loro amici locarnesi coinvolti nell’impresa. Per tutta la durata della guerra mantennero i contatti e fecero da tramite con le famiglie dei combattenti. Gaby li rappresentò e difese la loro causa all’interno di Soccorso Rosso Svizzero senza lasciarsi condizionare dalle divisioni ideologiche tra comunisti, anarchici e socialisti né tanto meno spaventare dall’ostracismo delle autorità elvetiche che consideravano i volontari alla stregua di mercenari».

I volontari ticinesi che lottarono contro il fascismo in Spagna

Alla caduta della Repubblica dell’Ossola centinaia di militanti di varia estrazione finirono nei campo d’internamento in Svizzera: come si svolse l’attività di Gaby a loro sostegno?
«Gaby Antognini si trovò sempre in prima linea, senza riguardo per la propria persona, muovendosi, se necessario, anche fuori dalla legalità per sostenere chi fuoriusciva dall’Italia durante la guerra e in particolare negli ultimi anni dell’occupazione nazifascista. Essa divenne un punto di riferimento per i rifugiati politici e i soldati renitenti che, appena entrati in Svizzera, venivano “ospitati” con pochi agi e con una dura disciplina in campi chiusi di internamento. Nella clandestinità, Gaby forniva agli internati sigarette, vestiti usati, soldi e informazioni per sottrarsi ai controlli. Nonostante fosse sott’occhio della polizia, mise a disposizione la sua modesta casa per nascondere coloro che fuggivano dai campi alla ricerca di altre soluzioni. Sin da subito il nome di Gaby entrò nei passaparola come “mamma dei rifugiati”. La sua attività di militante antifascista si intensificò e divenne più audace soprattutto dopo la caduta della Repubblica partigiana dell’Ossola allorché i partigiani dovettero spesso sconfinare in Ticino per far fronte alle razzie dei nazifascisti. Gaby ritrovava in molti di questi partigiani i suoi compagni comunisti. Li ospitava per qualche giorno e poi li accompagnava in montagna dove le staffette si occupavano di farli rientrare a combattere in Italia. La sua attività di sostegno durante la resistenza le costò, oltre i rischi e i sacrifici, diverse multe e una settimana di prigione. Conobbe molti capi partigiani con i quali restò in contatto anche dopo la Liberazione. Tra questi capi partigiani troviamo Giancarlo Pajetta. Ricordo di avere assistito negli anni ottanta a un calorosissimo incontro presso la Libreria Alternative di Locarno tra Gaby e questo importante leader del PCI».

Il giorno in cui si rischiò un’invasione della Svizzera dall’Italia

Al di là della militanza di fronte a eventi enormi, come la Resistenza al fascismo, quale fu il suo impegno a livello locale?
«L’impegno attivo nella Resistenza nei duri anni del fascismo e il contributo alle lotte operaie e sociali nel periodo anteguerra le valsero all’interno dei movimenti sessantottini un notevole carisma. Questo soprattutto tra le donne che beneficiarono della sua esperienza per organizzarsi e per non separare il femminismo dall’impegno a favore della giustizia sociale. Nonostante i punti di disaccordo, Gaby non abbandonò mai il suo partito, denominatosi dopo la guerra Partito del lavoro. Fece parte del suo gruppo dirigente ma non mancò mai di criticarlo per l’involuzione ideologica, la chiusura al mondo giovanile e l’arroccamento nei miti del passato. Denunciò i costumi autoritari e maschilisti di molti suoi compagni comunisti. Contrariamente a parecchi di loro, si liberò in fretta del mito di Stalin per valorizzare le persone e per disporsi a lavorare senza settarismi con la nuova sinistra che stava prendendo piede. Il suo impegno fu inesauribile e caratterizzato da una straordinaria generosità. Nel 1971 divenne la prima donna a entrare nel Consiglio comunale di Locarno, città che di recente le ha dedicato una strada. Si distinse nella lotta per i più poveri e promosse, in particolare, la creazione di un sostegno finanziario agli anziani non abbienti. Negli ultimi anni lavorò per la Società dei Samaritani dell’Autolettiga locarnese e per l’Associazione degli inquilini. Fu volontaria della Croce Rossa, meritandosi la medaglia “Henri Dunant”. Si attivò dentro il Movimento delle donne svizzere per la pace. Oggi la sua figura resta molto viva nei compagni e particolarmente nelle donne locarnesi che l’hanno conosciuta. Gli archivi delle Donne Ticino le hanno dedicato una bella scheda corredata da note bibliografiche, curata da Arianna Clerici».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 23 Febbraio 2024
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