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«Come sarebbe l’Italia nel 2035 se facessimo tutte le scelte giuste?»

Alla serata di Materia Giovanni Mori racconta la visione di “Facciamoci Spazio”, la campagna che trasforma i sogni impossibili in progetti concreti

Giovanni Mori

«Come sarebbe l’Italia nel 2035 se facessimo tutte le scelte giuste?» È da questa domanda che martedì 14 ottobre a Materia, lo spazio di Sant’Alessandro nato dalla riqualificazione di un’ex scuola elementare, si è sviluppato l’intervento di Giovanni Mori, ideatore della campagna nazionale Facciamoci Spazio e tra le voci più lucide della nuova generazione ecologista.

Facciamoci spazio

Dopo aver già attraversato quaranta città italiane, Mori è arrivato a Castronno portando con sé un racconto fatto di politica, attivismo e immaginazione. Un discorso lucido e appassionato, registrato durante la serata, in cui l’ex portavoce di Fridays for Future Italia ha invitato a rovesciare la prospettiva: «Le cose che non vanno le sappiamo già a memoria. Possiamo per una volta chiederci come sarebbe un mondo in cui abbiamo vinto?».

Il punto di partenza, ha spiegato, è la consapevolezza di un presente segnato da crisi climatica, disuguaglianze economiche, difficoltà abitative e democrazia fragile. Ma l’obiettivo va ben oltre la denuncia: «Proprio perché il momento è complicato, è ancora di più il momento di pensare a cose impossibili. È da quelle che nascono le trasformazioni più concrete».

È da questo approccio che nasce Facciamoci Spazio, progetto promosso da Italia Impossibile e costruito attorno a un tema apparentemente semplice ma politicamente radicale: lo spazio pubblico. Mori ha ricordato che tra il sessanta e l’ottanta per cento delle aree urbane italiane è oggi occupato da strade e parcheggi, e che ripensare quell’uso significa “riaprire il futuro”. L’obiettivo della campagna è trasformare diecimila metri quadrati di spazio pubblico entro giugno 2026, restituendoli a funzioni collettive, di incontro e di benessere.

Durante l’intervento, Mori ha toccato anche il legame tra spazio urbano e giustizia sociale, citando i “sogni impossibili” raccolti nelle tappe italiane: «Vorrei andare in bici senza morire, vorrei poter camminare da sola la notte». È in questi desideri, ha detto, che si manifesta la misura del cambiamento necessario.

A Materia, il pubblico è stato poi invitato a partecipare a un laboratorio collettivo per immaginare come potrebbe cambiare un luogo della propria città. Un esercizio di visione e concretezza che riassume il senso della campagna: trasformare l’immaginazione in progetto, e il progetto in spazio condiviso.

«Pensiamo cose impossibili – ha concluso Mori – perché un giorno le daremo per scontate, proprio come oggi diamo per scontato il weekend o la democrazia».

facciamoci spazio

Pubblicato il 14 Ottobre 2025

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