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Le conferenze sul clima servono ancora? Se ne è parlato a Laveno

Giacomo Grassi al Festival della Meraviglia: le COP come processo imperfetto ma necessario

«Frustranti ma necessarie», le Conferenze sul clima al centro del Festival della Meraviglia a Laveno

Durante il suo intervento al Festival della Meraviglia, Giacomo Grassi – esperto del Joint Research Centre (Centro Comune di Ricerca) di Ispra – ha offerto una riflessione lucida e disincantata sulle conferenze internazionali sul clima. Niente toni apocalittici, ma una chiamata alla responsabilità: «Siamo ancora al volante. Possiamo parzialmente sterzare e limitare i danni. Ma dobbiamo farlo adesso».

Il quadro è chiaro: le temperature sono già aumentate, e con esse cresce l’urgenza. Grassi ha ricordato che a Milano oggi si registrano le stesse temperature medie che Roma aveva cinquant’anni fa. Tra altri cinquant’anni, Milano potrebbe raggiungere i livelli che aveva Palermo mezzo secolo fa. Un’accelerazione sconvolgente, su scala umana e geologica.

Eppure, il rischio più grande oggi è l’assuefazione. «C’è chi dice: il delitto è avvenuto, cosa vogliamo fare? Ma il clima non è morto. Il cambiamento climatico è in corso, e possiamo decidere quanto gravi saranno le sue conseguenze».

Il Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) fornisce scenari e proiezioni. Le scelte politiche ed economiche, però, spettano ai governi. «Noi scienziati non diciamo cosa fare. Spieghiamo quali sono le strade. Tocca alla politica agire».

Grassi ha spiegato il funzionamento delle COP (Conferenze delle Parti), spesso criticate per lentezza e inconcludenza. Eppure, rappresentano uno dei pochi spazi dove i Paesi del Sud globale siedono allo stesso tavolo di USA e Cina.
«Sono come riunioni di condominio: caotiche, frustranti, ma necessarie».

Il primo passo fu il Protocollo di Kyoto (1997), non ancora globale. Solo con l’Accordo di Parigi (2015) si è raggiunto un consenso quasi universale. Quasi tutti i Paesi del mondo – tranne eccezioni come USA, Iran, Yemen e Libia – si sono impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C. Ma i fatti dicono altro. Con le politiche attuali, ha spiegato Grassi, ci avviciniamo a un aumento di 3°C entro la fine del secolo. Con le promesse mantenute, potremmo fermarci a +2°C. Il divario tra ambizione e attuazione resta enorme.

Qualcosa, però, si è mosso, anche grazie alla spinta dei giovani: «Hanno reso il tema popolare, legittimando un dibattito che per troppo tempo era rimasto tecnico».

Il pericolo più insidioso oggi è l’abitudine. Il 2024 è l’anno più caldo mai registrato, eppure le notizie sul clima sono meno della metà rispetto al 2023. Grassi ha lanciato un monito: «Se la crisi climatica diventa una battaglia ideologica, sarà una sconfitta per tutti».

Nel dialogo finale, l’esperto Frank Raes ha aggiunto: «Ognuno faccia la sua parte, ma lo faccia con consapevolezza». Una spettatrice ha sottolineato come il cambiamento personale sia spesso il più difficile. Grassi ha ribadito: «Non serve colpevolizzarsi. Serve agire, insieme».

Alla domanda “Perché è così difficile fare progressi?”, Grassi ha risposto: «Perché ognuno vuole che comincino gli altri. Ma intanto l’Etiopia ha fatto ciò che l’Italia forse non riuscirà a fare nemmeno tra dieci anni».

In Europa, il 70% delle nuove fonti energetiche è ormai rinnovabile. I progressi ci sono, anche se lenti. Eppure, il fossile resiste, sostenuto da lobby potenti: il petrolio continua a generare profitti cento volte superiori al costo di estrazione.

Nel dibattito è emersa anche una battuta che fotografa il paradosso. Il presidente dell’Azerbaijan ha definito i combustibili fossili «un dono di Dio». La ministra brasiliana del clima ha risposto: «Anche lo zucchero è un dono di Dio. Ma se ne mangi troppo ti viene il diabete».

Uno dei concetti chiave evocati è quello del Tipping Point – il punto di non ritorno: la trasformazione irreversibile dell’Amazzonia in savana, o lo scioglimento completo della calotta artica. «Non possiamo permetterci di giocare col fuoco», ha avvertito Grassi.

E se il riscaldamento globale dovesse sfuggire di mano, l’ultima risorsa (molto controversa) sarebbe la Solar Radiation Modification: spruzzare solfati nell’atmosfera per riflettere la luce solare. Una soluzione estrema, che potrebbe alterare drammaticamente i sistemi climatici globali. «Non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze. L’incertezza è totale».

Nel frattempo, manca una vera governance globale: «Ognuno sta andando nella direzione che vuole». Ma una direzione collettiva è ancora possibile. E il Festival della Meraviglia ha ricordato che la meraviglia stessa può nascere anche dalla consapevolezza: quella che trasforma il sapere in azione.

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Pubblicato il 19 Maggio 2025
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