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Da giornalista ad artigiano della bicicletta

Lorenzo Franzetti ha annunciato con un post su Facebook che da oggi lavorerà nella "Bottega del Romeo" fondata dal papà. Una storia di passione e coraggio

Varie

Si dice spesso che il giornalista “vero” è quello che sta “sul marciapiede”. Per Lorenzo Franzetti è più che un semplice (e un po’ abusato) modo di dire: Lorenzo ha fatto della strada e del ciclismo la sua vita, lo ha raccontato nei suoi articoli e nei suoi libri, lo pratica, lo fa praticare.

Ma da oggi sarà il suo lavoro, in “officina”, la stessa che fu di suo nonno e di suo padre, in centro ad Ispra: la mitica Bottega del Romeo.

Inutile negare l’evidenza, noi di Varesenews gli vogliamo molto bene: ha lavorato anche per noi, prima facendo le cronache delle gare di ciclismo, poi con un blog da pendolare. Lorenzo è ironico, intelligente e, qualità ormai rara, molto sensibile e attento al prossimo. Sarà forse merito dello sport, sarà forse merito del ciclismo.

Lorenzo oggi accantona il computer e torna ad occuparsi a tempo pieno di biciclette: lo ha annunciato in un post sul suo profilo Facebook.
Un passo coraggioso e controcorrente: si torna a faticare e a rischiare.

Noi, come gregari, lo seguiamo nella sua fuga…

Ecco il post

“E da domani che succede? Si alza la serranda, quella che ha tirato su mio padre per cinquant’anni. Si alza la serranda e si prende un’altra direzione. Ma come?! mi dicono, non farai più il giornalista? Semplicemente continuerò a fare cultura ciclistica, la “mia” cultura, da un’altra postazione, un tavolo di provincia, dietro una vetrina di paese, in mezzo all’odore dei copertoni, con il ticchettìo di una ruota libera a scandire il ritmo di lavoro.

Una scelta presa, che ora si compie, grazie al mio babbo che mi ha tirato la volata e a mia moglie Alessandra Doridoni che non teme la fatica: e noi si comincia a pedalare in salita, con un obiettivo ben preciso in testa, un traguardo personale dentro a un luogo che ha una storia che deve continuare.

Quindici anni dentro a un mondo, corse, campioni veri e fasulli, giornalisti maestri e piccoli quaraquaquà: ho imparato molte cose, che torneranno utili, sono un bagaglio prezioso da non sprecare. Per capire, sapere, imparare davvero cos’è il ciclismo, non serve a nulla andare a far domande, spesso banali e scontate, con un canapino in mano. Serve molto di più saper ascoltare, saper osservare in silenzio, cogliere le sfumature, colori, odori, rumori, magari osservando il lavoro instancabile dei grandi meccanici dei campioni: grazie Ronny Baron, Enrico Pengo, Giuseppe Archetti, Saul Nencini, Nazareno Berto, Fausto Oppici, Faustino Munoz, Nazareno Berto, Diego Costa, Carube Lencioni…

L’avreste mai detto? Nel giorno in cui vado a rinnovare l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti, alzo la serranda. Non cambio modo di pensare o vedere, è solo una scelta che si completa: si torna a casa, si ricomincia. Contento così”.

Pubblicato il 08 Gennaio 2016
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