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Stati Generali della Montagna, Borghi: “Territori al centro della ripartenza”

“Roccaraso è il momento dove rimettere al centro i territori montani e le aree interne, per farne un perno della strategia di ripartenza del paese”

Si terranno venerdì e sabato, a Roccaraso, gli Stati Generali della Montagna che il governo ha voluto allestire per confrontarsi con tutti gli operatori montani all’indomani della grande crisi del Covid-19.

Diversi ministri preannunciati (oltre al ministro competente, Francesco Boccia, sono attesi i titolari dei dicasteri dell’innovazione, Paola Pisano, e della coesione territoriale, Giuseppe Provenzano), tutti i livelli degli enti locali presenti (dal presidente dell’Anci De Caro a quello dell’Uncem Bussone), una numerosa batteria di stakeholders da Confidustria a Federfarma passando le partecipate dello Stato, oltre al commissario straordinario per il terremoto Giovanni Legnini e al capo dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli e a tutte le sigle dell’associazionismo territoriale nazionale.

Per capire cosa ci si attende dalla “due giorni” abruzzese ci siamo rivolti all’ onorevole ossolano Enrico Borghi, consigliere del governo per le aree montane.

On. Borghi, qual’è l’obiettivo degli Stati Generali di Roccaraso?

Dobbiamo ricostruire l’Italia dentro e dopo la crisi sanitaria globale. Il Covid19 ha creato una crisi senza precedenti, i cui effetti economici sono ancora indeterminati e dipenderanno dalla durata ancora incerta della pandemia. Non siamo in presenza di una crisi come quelle del recente passato (penso ad esempio a quella del 2008-2010), i cui effetti stiamo ancora pagando. Siamo dentro un fenomeno che scava nel profondo della nostra società, e rischia di amplificare le diseguaglianze, vecchie e nuove. Serve quindi una strategia di risposta, che parta dal profondo di una riflessione sull’Italia reale. Perché senza questa, lo straordinario risultato dei 209 miliardi europei ottenuti rischia di essere sprecato. E se andiamo nel profondo, ci accorgiamo che oggi la riflessione di fondo è il riequilibrio sociale e territoriale. Non si può parlare del futuro dell’Italia senza considerare che essa è fatta di montagne, di aree interne,di zone rurali dove vivono milioni di italiani che rischiano l’espulsione della modernizzazione. Roccaraso è il momento dove rimettere al centro questi territori, per farne un perno della strategia di ripartenza del paese”.

Quindi a cosa puntate nel concreto?

A inserire il tema delle montagne e delle aree interne nel “Piano nazionale di ripresa e resilienza” che dovrà scrivere le linee della modernizzazione del Paese. impiegando in tal senso le risorse europee ottenute dal recente vertice di Bruxelles per azzerare il pesante impatto economico indotto dal Covid19. Non si potrà costruire un’Italia più moderna, più giusta e più bella senza considerare la sua vera natura e la sua vera identità, di nazione costruita sulle cento città e sui mille campanili, sull’intreccio tra aree urbane e zone rurali, tra metropoli e montagne. Il Covid ci insegna anche che siamo tutti strettamente interdipendenti, e quindi serve una risposta della politica in tal senso. Pensare ad una ripartenza dell’Italia ignorando le “Piccole Italie” è al tempo stesso miopia e inefficacia”.

Qualcuno vi accusa di essere generici o fumosi…

Mi sembrano polemiche futili. È fumisteria pretendere, come sta facendo il ministro Boccia, che tutte le agenzie pubbliche dello Stato (dall’Anas alle Ferrovie, da Infratel a Cassa Depositi e Prestiti) prevedano risorse per i territori montani nei loro programmi di investimento triennali? È fumisteria dire che nell’impiego del prossimo Recovery Fund ci saranno le risorse per intervenire sulle diseguaglianze territoriali vecchie e nuove, dalla sanità al digitale? Dire che bisogna riformare le regole del gioco per innescare investimenti pubblici e privati -come nel caso delle concessioni idroelettriche- significa essere generici? A me non pare proprio. Però questo non è il tempo delle polemiche. è il tempo di mettersi alla stanga. Chi ha idee e voglia di lavorare è il benvenuto. C’è tantissimo da fare“.

Si parla molto del ritorno dello Stato nell’economia. Pensate ad una nuova centralizzazione come modello per questo lavoro?

Al contrario, pensiamo alla sussidiarietà, come ci insegna il presidente Mattarella. Non vi è dubbio che la crisi del Covid genera una nuova risposta di Stato, e un bisogno di protezione accentuato. Si è capito che il neoliberismo che affidava ogni soluzione al mercato ha fallito. Però dobbiamo guardarci dal riproporre schemi del passato, o logiche centraliste e assistenzialiste. Per corrispondere a questo bisogno di protezione del pubblico, c’è bisogno di uno Stato forte ma leggero, di Regioni che nello schema dell’autonomia differenziata sappiano assumersi la responsabilità di agire in un quadro di salvaguardia dei livelli essenziali e di Comuni attrezzati che mettono a terra la potenzialità operativa. Per determinate funzioni strategiche (penso al digitale, ad esempio, ma anche al Green New Deal di cui le montagne sono elemento essenziale) lo Stato ha una funzione essenziale, anche per il riequilibrio territoriale. In assenza di Stato, le aree deboli vengono semplicemente abbandonate. Non si tratta di tornare allo Stato imprenditore, quanto di rimettere in campo lo Stato che promuove l’innovazione e la giustizia sociale e territoriale. Tenendo in rete i Comuni, che sono preziosissimi nella messa a terra dello sviluppo locale e della qualità dei servizi. E facendo crescere la loro capacità amministrativa e la loro autonomia organizzativa e tributaria“.

Sono obiettivi ambiziosi. Ci riuscirete?

Non so se siano ambiziosi, o meno. So che se non ci poniamo questi obiettivi, andremo fuori traiettoria. Il Covid ha accelerato e amplificato le differenze e le diseguaglianze. Il Mezzogiorno d’Italia e le aree interne, già marginalizzate dalle dinamiche dello sviluppo, escono da questa pandemia con differenziali di crescita accentuati. Non possiamo accettare questo stato di cose, sia per la cosa in sé, sia perché ciò va a scapito dell’intero paese. Lavorare per le montagne oggi significa lavorare per l’Italia giusta e moderna di domani“.

Pubblicato il 24 Luglio 2020
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