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Varesenews: Ecco chi ci paga

In questi 23 anni aziende e territorio sono stati centrali per lo sviluppo del nostro giornale. Oggi viviamo un passaggio in cui siete voi il nostro punto di riferimento e non i social

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C’è stato un momento in cui internet era come Re Mida: qualsiasi cosa toccasse diventava oro. Durò poco, quanto basta per arricchire alcuni e impoverirne tanti. Venne chiamato il boom della new economy.

Nel giro di un anno, intorno alla fine del secolo scorso, nacquero tantissime esperienze e altrettante ne morirono. Noi eravamo un piccolo giornale nato dalla passione di due viterbesi e un lucano, ma nel frattempo si provava a crescere. Proprio nel mezzo di quel clima venne fondata la Varese web. Le idee erano chiare, come pure il possibile modello di business, ma solo pochi mesi dopo l’avvio della società arrivò la burrasca.

Per farla corta, ci ritrovammo in mare aperto e senza alcuna idea di dove ci avrebbe portato quell’uragano. Anni davvero impegnativi fino al 2003 quando nella compagine editoriale entrarono gli ultimi soci e da allora è cambiato tutto. Dall’anno dopo raggiungemmo il breakeven, o punto di pareggio del bilancio, come diciamo dalle nostre parti.

Dopo sette anni di vita Varesenews ce l’aveva fatta. La società era ed è costituita dalle principali associazioni economiche, sociali e sindacali, ha aziende industriali leader dei propri settori, professionisti e la cooperativa dei giornalisti nata proprio in mezzo alla tempesta per assumersi la grande responsabilità di contribuire al progetto non solo con il proprio lavoro, ma anche con una partecipazione economica.

Le ragioni del successo hanno diversi ingredienti. Due su tutte: la presenza e relazione con le comunità e lo spirito di perenne start up, che detta in altre parole significa avere il cambiamento nel proprio Dna.

Passo dopo passo abbiamo costruito progetti sempre con quello spirito coniugando il presente con una visione strategica. Abbiamo accompagnato la diffusione di ogni fenomeno che riguardasse il digitale. Osservando ascese e discese fino al fallimento di tante esperienze colossali. Oggi nessuno conosce Msn, il sistema di chat di Microsoft. Se al suo apice avessimo detto che da lì a poco avrebbe chiuso nessuno ci avrebbe dato retta. Quando Facebook mise il vento in poppa e arrivò alla più straordinaria quotazione in borsa che la storia avesse mai visto, in tanti dicevano che da lì a poco sarebbe morto, e invece tra le tante altre acquisizioni si è comprato Instagram e WhatsApp.

Il digitale è un mondo vertiginoso e noi siamo lì a viverlo e analizzarlo in continuazione. Siamo cresciuti tanto cercando sempre di coniugare ogni aspetto con una cura nella gestione della società editoriale che è il motore che consente alla macchina del giornale di lavorare bene.

I nostri bilanci da anni sono in regola, così come tutte le persone che collaborano con noi. Abbiamo scelto di crescere perché questo ha permesso di creare tanti posti di lavoro. Tra giornalisti, tecnici, personale amministrativo e commerciale oggi siamo più di trenta persone.

Una delle domande più ricorrenti che ci fanno è: “ma come state in piedi? Chi vi paga?”. Questa non è una domanda, ma la domanda, perché la sostenibilità è la base di ogni bel progetto.

Come dicevamo prima è la relazione con le comunità il lievito della nostra attività. Siamo strategici per il nostro territorio perché l’informazione è il primo elemento della conoscenza e quindi della consapevolezza e libertà. Ci sono così diverse aziende che investono con noi non solo per un ritorno economico, ma per riflessioni strategiche. Un territorio bene informato ha molte più possibilità di crescere, generare attività e far vivere meglio i propri abitanti. È sempre stato così. Oggi con una frammentazione incredibile dell’informazione vale ancora di più. Noi lavoriamo per valorizzare ogni realtà che merita.

Poi ci sono tante aziende che credono alla qualità e potenza del nostro mezzo. Acquistano pubblicità e strumenti di comunicazione per raccontare le proprie proposte. Hanno forti ritorni perché la galassia di Varesenews arriva a centinaia di migliaia di persone. Solo il giornale genera oltre 450mila pagine viste al giorno. Se ci aggiungiamo le attività social facciamo numeri da media nazionale.

Siamo un vettore importante per chiunque organizzi attività sul territorio. Sappiamo bene che questo è un momento di crisi durissima, ma ne usciremo e si riprenderà a vivere in una terra ricca di eventi e proposte.

Da ultimo poi ci sono i servizi e i nostri eventi. Il giornale è contenitore di tante iniziative continuative, pensate solo allo spazio della comunità con le lettere, le foto, i matrimoni, ma anche le necrologie che da tempo fanno oltre un milione di pagine viste al mese permettendo a tante famiglie di avere informazioni sui loro cari scomparsi anche a migliaia di chilometri di distanza.

Varese web è così cresciuta permettendo di lavorare a tante persone. Non abbiamo mai perso quello stile e mentalità da piccola start up. Per quanto siamo diventati un caso di studio a livello mondiale, la nostra azione resta ancorata a quel bisogno di cambiamento.

Ora siamo in una fase ancora più frizzante perché ci rendiamo conto che non possiamo lasciare ai social la relazione forte con le tantissime persone che ci leggono ogni giorno. Siete voi il nostro punto di riferimento e un coinvolgimento sempre più forte è nella natura delle cose perché il nostro lavoro migliorerebbe, ma soprattutto avremmo ancora più energia per non diventare mai legati ai soli numeri delle visite o delle pagine viste.

Un percorso aperto e che va sempre più verso una relazione che valorizzi le comunità dove il giornale sia a fianco, o diventi addirittura il fianco per ognuno di noi.

Pubblicato il 14 Ottobre 2020
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