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La Plastic Tax rischia di far male all’industria varesina

Entrerà in vigore a luglio: 0,45 euro al chilo per i manufatti in plastica con singolo impiego. Giovanni Orsi Mazzucchelli (presidente gruppo merceologico gomma e materie Plastiche” di Univa): “È giunto il momento che le istituzioni riprendano il contatto con la realtà di una società in ginocchio"

Viaggio nella Omnia Plastica

Continua il recupero del settore della gomma e delle materie plastiche, dopo il freno della produzione registrata nella prima parte del 2020. Secondo l’indagine dell’Ufficio studi dell’Unione degli industriali della provincia di Varese a trainare il comparto sono gli ordinativi in aumento nel 96,9% delle imprese del territorio. Tanto che il quarto trimestre dell’anno scorso si è chiuso con tutte le imprese del settore che registravano livelli produttivi in aumento. Previsioni più caute, però, riguardano l’analisi dei primi mesi del 2021. Dove a dominare, nel 77,9%, delle aziende, sono le aspettative per una produzione stabile.

Questo lo scenario emerso durante l’assemblea del Gruppo merceologico “Gomma e Materie Plastiche” dell’Unione degli industriali della Provincia di Varese che conta 111 imprese per 7.437 addetti, in pratica il 10,2% della compagine associativa e l’11,3% degli addetti. Non così positivo, invece, il bilancio sul fronte dell’export dove il settore, a livello provinciale, registra flessioni sia per l’import che per l’export con un calo rispettivamente del -13,2% e del -10,5%.

La diminuzione delle esportazioni ha riguardato sia gli articoli in gomma (-23,7%), sia le materie plastiche (-9,4%). Che il quadro non sia completamente roseo lo conferma anche il commento del presidente del gruppo merceologico “Gomma e Materie Plastiche” di Univa, Giovanni Orsi Mazzucchelli: «È vero, il tasso di utilizzo degli impianti nell’ultimo trimestre 2020 è buono: pari all’85%. Ma risulta comunque inferiore rispetto ai livelli pre-Covid di fine 2019 quando viaggiavamo ad un ritmo dell’86,4%. Dobbiamo ancora recuperare un punto e mezzo percentuale di attività».

Ma lo sguardo di Orsi non si limita alla stretta realtà del suo comparto che, dopo tutto, sta reggendo, ma al quadro generale economico e sociale del Paese: «È giunto il momento che le istituzioni riprendano il contatto con la realtà di una società in ginocchio, partendo da una riforma della pubblica amministrazione che punti allo snellimento burocratico e dagli investimenti nelle opere pubbliche. I primi segnali di una volontà di ripresa devono venire da qui».

Proprio burocrazia e fisco sono le due preoccupazioni principali per il settore, soprattutto per le imprese del comparto plastica, che dovrà fare i conti nei prossimi mesi con l’introduzione di una Plastic Tax sia a livello nazionale, sia europeo. «Il comparto delle materie plastiche è sotto attacco. Il contesto legislativo è complesso», è stato il commento di Mario Ceribelli, presidente di Plastics Europe Italia, con delega per l’economia circolare in Federchimica: «A luglio in Italia entrerà in vigore la Plastic Tax, una tassa di 0,45 euro al chilo per i manufatti MACSI (con singolo impiego, destinati al confezionamento dei materiali). Più che una tassa si tratta di un’accisa sulla plastica per imballaggi. Tra i limiti e gli ostacoli a svantaggio delle imprese, c’è una complessità applicativa difficilmente sormontabile».

A RISCHIO LA COMPETITIVITÀ

A essere messa a rischio è la competitività del sistema produttivo italiano, senza che l’ambiente ne possa trarre alcun vantaggio in termini di sostenibilità: «Aumenteranno gli squilibri competitivi a livello europeo», ha spiegato Ceribelli aggiungendo che «la tassa italiana sulla plastica, nella modalità in cui è stata proposta, presenta semplicemente un connotato punitivo nei confronti della plastica, mentre meglio sarebbe stato impostare una politica basata su strumenti premianti per introdurre, ad esempio, meccanismi a sostegno della plastica da riciclo».

LA RICHIESTA DEGLI INDUSTRIALI

Da qui la richiesta del sistema Confindustria per «La soppressione dell’imposta, soprattutto in vista dell’introduzione di un ulteriore balzello: ossia la “Plastics Levy”, tassa europea che dovrebbe essere applicata sulla quantità di plastica che ogni Paese membro non sarà in grado di riciclare, con un costo per i singoli Stati di 0,80 euro al kg». Anche in questo caso, il prezzo da pagare per il Sistema-Paese potrebbe essere molto alto: «Per l’Italia il rischio è di trovarsi a dover sostenere una spesa di 2,4 miliardi di euro all’anno».

Una situazione complessa che avrà un forte impatto sul sistema industriale varesino. Quello della provincia di Varese, infatti, è il primo distretto produttivo in Italia per numero di addetti impiegati nell’industria degli articoli in materie plastiche: 3.714, a cui bisogna sommare i 2.324 addetti che lavorano nell’industria degli imballaggi. In pratica, a Varese, sono più di 6mila le persone che vivono grazie all’industria della plastica.

«Una realtà occupazionale – afferma il presidente Orsi Mazzucchelli – che non può essere messa ideologicamente a terra con una tassa che non porterà alcun beneficio sul lato ambientale. Il rischio è di penalizzare solo i prodotti e i produttori, senza investire come Paese su un miglior sistema di riciclo e su un cambiamento di cultura e nei comportamenti delle persone. Chiediamo la soppressione della Plastic Tax perché rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse, ponendo ingenti costi a carico di imprese e mettendo a rischio posti di lavoro in un quadro economico ancora complesso. L’Unione Industriali, come associazione datoriale rappresentante il più importante territorio per il settore della plastica italiana, continuerà nella propria azione denominata “Progetto plastica” per sfatare nell’opinione pubblica, a partire dai giovani e dalle scuole, i troppi miti che circondano il settore e per diffondere una maggiore cultura del riciclo. A inquinare non è la plastica in quanto tale – chiosa Orsi -, ma il cattivo utilizzo dei prodotti a fine vita».

Orsi rivendica per le imprese del settore un ruolo preciso, ricoperto ormai da tempo: «L’industria della gomma-plastica è sempre stata estremamente attenta all’impatto ambientale che ha l’impiego dei propri prodotti. Il loro riutilizzo è al centro di attività di ricerca da anni, con impieghi che spaziano dalla manifattura all’arte, ne è testimonianza sul territorio l’esperienza del “Polimero Arte” esposto al MAP – Museo Arte Plastica di Castiglione Olona. A frenare le nuove soluzioni di economia circolare, però, molto spesso non sono né le imprese, né le loro capacità tecnologiche o organizzative, bensì la burocrazia e normative vecchie legate ad un mondo che non c’è più».

Pubblicato il 15 Aprile 2021
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