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Al Maggiore di Verbania va in scena “Gianni Schicchi”

L'unica opera comica di Giacomo Puccini si terrà al centro eventi sabato 7 agosto

giacomo puccini - gianni schicchi

Dopo la prosa, la musica e la danza, sabato 7 agosto il Maggiore accoglie Gianni Schicchi, unica opera comica di Giacomo Puccini, con libretto di Giovacchino Forzano e regia di Mauro Trombetta. Lo spettacolo si tiene alle 21.00 nella sala teatrale interna.

Ad anticipare l’evento, giovedì 5 agosto alle 18.30, è in programma l’appuntamento con Francesco Gonzales, per un incontro alla scoperta della divertente pièce. Storico dell’arte, scenografo, pittore, collaboratore del Corriere di Novara per le pagine musicali, collaboratore della “Sir Denis Mahon Foundation” di Londra, socio fondatore dell’associazione musicale “La Terza Prattica” e membro dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Novara, Francesco Gonzales presenterà l’opera di Puccini inanellandola di rimandi figurativi, letterari e biografici alla scoperta delle mille sfaccettature di un capolavoro.

I biglietti per lo spettacolo si possono acquistare dal sito del centro eventi Il Maggiore (link), oppure a questo link. A seguito del Decreto Legge n. 105/2021, dal 6 agosto l’accesso agli spettacoli in programmazione nella sala teatrale interna al centro eventi Il Maggiore di Verbania è consentito esclusivamente alle persone munite di Green pass. Le disposizioni non si applicano ai soggetti esclusi per età dalla campagna vaccinale e ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del ministero della Salute. Gli spettatori dovranno quindi presentarsi a teatro muniti di Green Pass e di documento di riconoscimento in stato di validità.

La trama

Firenze, 1299. La camera da letto di Buoso Donati. Intorno al cadavere di Buoso Donati, appena spirato nel suo letto, i parenti fingono di piangere, ma sono interessati soltanto all’eredità. D’improvviso, corre voce che Buoso abbia lasciato tutti i suoi beni ai frati di un convento.

I parenti smettono di piangere per cercare affannosamente il testamento, che viene ritrovato da Rinuccio; prima di consegnarlo, questi vuole dalla zia il consenso alle nozze con Lauretta, la figlia di un villano, Gianni Schicchi. La zia non gli presta attenzione, attratta dal testamento in cui, con esterrefatto stupore di tutti i parenti, si legge che tutto è andato ai frati. Rinuccio suggerisce di ricorrere a Gianni Schicchi, noto per la sua cultura giuridica e per la sua astuzia. La famiglia rifiuta, malgrado l’esortazione di Rinuccio, che ha già mandato a chiamare Schicchi e la figlia. Entrando, questi si meraviglia di vedere in pianto i parenti di Buoso Donati, che immaginava felici per l’eredità; nasce una lite fra Schicchi e i Donati. Schicchi fa per andarsene, ma viene trattenuto da Lauretta, che minaccia di buttarsi in Arno se non potrà sposare Rinuccio, e prega il padre di risolvere la situazione.

Gianni Schicchi cede alla richiesta della figlia, si fa consegnare il testamento ed escogita il da farsi. Fa portare via il cadavere dai parenti, ma sopraggiunge d’improvviso il medico, Maestro Spinelloccio, a guastare i preparativi. Sarà a questo punto che Gianni Schicchi, imitando la voce di Buoso Donati, decide di impersonarlo e di fare un nuovo testamento. Schicchi si traveste mentre le donne cercano di guadagnarsi il suo favore, per ottenere i migliori lasciti. A parole egli accontenta tutti, ma ricorda ai parenti che per chi si sostituisce ad altri in testamenti e lasciti, e per gli eventuali complici, la legge prevede il taglio della mano e l’esilio. Giunge infine il notaio, opportunamente avvertito. Davanti ai parenti attoniti, ma impotenti a far rilevare l’imbroglio, Gianni Schicchi fa testamento a proprio favore e, una volta uscito il notaio, scaccia i Donati dalla casa ormai diventata sua col falso testamento.

Rinuccio e Lauretta, beneficiari dell’imbroglio, si abbracciano su una terrazza affacciata su Firenze, inondata di sole, mentre Schicchi invoca dal pubblico le circostanze attenuanti della condanna all’Inferno inflittagli dal “Gran padre Dante” nella Divina Commedia.

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Pubblicato il 04 Agosto 2021
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