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Ad Omegna e Pogno l’ultimo saluto ad Ugo Paffoni

Omegna lo ricorderà probabilmente con l'intitolazione del palazzetto dello sport

Lutto Generico

Un duplice saluto per un uomo ed un imprenditore unico. Prima il passaggio a Omegna, all’esterno del centro sportivo, dove a salutarlo c’erano quasi duecento tifosi della sua Fulgor. Poi a Pogno, nella sua fabbrica, dove sono state celebrate le esequie.

“Ci ha lasciato un uomo dai tanti colori: quelli della sua vita imprenditoriale, della sua famiglia, il rosso ed il verde della sua Fulgor ed bianco e nero della Juventus. Un uomo che merita un ricordo perenne, un uomo dai valori antichi e nobili” le parole di don Angelo Nigro che lo ha ricordato cosi in piazzale Lodi.

“Ugo Paffoni- ha sottolineato il sindaco di Omegna Paolo Marchioni– è stato per la nostra comunità un mecenate: ha fatto tantissimo per la nostra Fulgor, ha creato un senso di appartenenza ed una identità straordinarie. Lo ricorderemo in maniera importante, con una iniziativa di cui abbiamo già discusso in giunta (probabile l’intitolazione del centro sportivo ndr)”.

Sulla bara i tifosi hanno appoggiato la nuova maglia della Paffoni con la scritta Ugo e con il numero 1 ed una delle prime sciarpe della storia della Fulgor. Quindi il feretro si è diretto a Pogno, dove una folla composta e commossa lo ha accolto, nella sua fabbrica. Meraviglioso il ricordo di don Adriano Miazza. “Con Ugo – ha ricordato il parroco di Mergozzo – ho avuto un’amicizia forte e vera negli ultimi 15 anni, grazie alla pallacanestro. Ci sono tre ricordi che voglio raccontare a tutti, per testimoniare che uomo fosse. All’inizio della sua avventura alla Fulgor, gli chiesi di poter venire a visitare la fabbrica. Lui acconsentì con gioia e mi fece fare il tour, in tutti i reparti. Gli feci una domanda semplice, su quanti dipendenti avesse. Lui mi rispose con una frase che non scorderò mai e che mi fece capire subito che uomo avessi di fronte: noi qui abbiamo 200 famiglie rispose. Mi disse proprio famiglie, non operai o dipendenti: è il segno del legame che aveva con ognuno di loro. Infiniti sono gli aneddoti sul basket: da quando arrivava al palazzetto passando dalla porta degli spogliatoi e, nel tragitto per arrivare in tribuna, scherzavamo e parlavamo anche di calcio, con i suoi sfottò per la mia fede milanista. Con lo sport Ugo Paffoni ha fatto una cosa unica e su questo sono d’accordo con il direttore sportivo della Fulgor, l’amico Michele Burlotto: ha unito un territorio spesso diviso e lacerato dai campanilismi. La Paffoni ha saputo unire il Vco come probabilmente niente e nessuno mai. E poi l’ultimo ricordo, di martedì: in un attimo di lucidità, quando gli stavo dando l’estrema unzione, si è svegliato e gli ho detto che era circondato dai suoi affetti più cari. E i suoi occhi si sono riempiti di lacrime” ha concluso don Adriano.

Pubblicato il 14 Novembre 2020
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