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Divario digitale, Uncem: integrazione rete Open Fiber con Tim non più rinviabile

Bussone: "Nelle aree montane e nei piccoli Comuni Sindaci e gli Amministratori preoccupati e arrabbiati per i ritardi e le gravi difficoltà di Open Fiber”

“L’integrazione della rete di Open Fiber con quella in fibra di TIM è urgente e non più rinviabile se ci si vuole porre l’obiettivo di una una rete unica che dia la possibilità a tutti i cittadini di sfruttare i vantaggi di una connessione veloce in fibra. Nelle aree montane, per tutti i piccoli Comuni, da due anni i Sindaci e gli Amministratori insieme a Uncem sono preoccupati e arrabbiati per i ritardi e le gravi difficoltà di Open Fiber che avrebbe dovuto portare la fibra nelle casa di tutti gli italiani. Lo abbiamo scritto anche nel dossier ‘La Montagna in rete’, presentato da Uncem giovedi scorso. I Sindaci si sentono presi in giro e Uncem chiede da tempo un cambio di passo nel piano di Infratel, con il Mise a garantire efficienza ed efficacia degli investimenti pubblici. Lo abbiamo detto anche a Roccaraso, con i Ministri Boccia, Provenzano e Pisano, firmando il Protocollo con il Ministero per l’Innovazione. Gli stessi Ministri, con noi, hanno espresso la necessità di individuare le responsabilità dei drammatici ritardi del Piano nazionale BUL. Oggi, evidenziamo che l’azienda che ha risposto al nostro appello è TIM, che con grandissima velocità e professionalità ha collegato durante la fase di lockdown tantissimi cittadini nelle aree bianche, cittadini italiani residenti nei Comuni appenninici e alpini che per la prima volta hanno potuto provare cosa significa essere collegati con banda ultralarga. Poter lavorare, poter vedere un film, poter studiare, poter accedere ai servizi degli Enti locali, poter essere comunità anche stando in casa è stato possibile. Anche grazie ai sistemi FWA, wireless, gestiti da operatori come Eolo. TIM deve necessariamente avere il controllo della società della rete unica e continuare a gestire la rete come solo lei sa fare. Open Fiber ha 1000 dipendenti. Ma rileviamo, senza se e senza ma, la professionalità e la competenza che hanno dai tempi di Sip gli oltre 40 mila dipendenti TIM, un patrimonio nazionale che non può essere disperso con la scusa del ritorno dello Stato. Sappiamo e ripetiamo che lo Stato deve esserci, per le aree montane e per le comunità. Deve investire. Lo Stato sulla fibra c’è e si chiama Open Fiber, ma il Piano è fallito, troppo lento e incapace di rispondere alle istanze degli Amministratori locali. Uncem riconosce che TIM, grazie all’asset della rete attuale, ha capacità e risorse per fare gli investimenti. Altri fondi potranno arrivare grazie al Recovery Fund per la banda ultralarga e per il 5G, per le reti mobili. Sono certo che con un contratto di impegni chiari, verrebbe favorito con grandissima velocità il passaggio dal rame alla fibra in tutta Italia”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani.

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Pubblicato il 12 Agosto 2020
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