Quantcast

Da Rivera a Ponte Tresa lungo la Via Francisca in Ticino

Ventisei chilometri per l’ultima tappa prima di entrare in Italia. Boschi, piccoli borghi, una strada storica e il lago

Francisca Rivera ponte tresa

La tappa da Rivera a Ponte Tresa è la più lunga e varia tra quelle ticinesi. Quasi ventisei chilometri che nella prima parte si sviluppano tra boschi e piccoli borghi che restano a ridosso della montagna, mentre a valle si sono sviluppate le principali arterie di traffico e le attività economiche. Un contrasto che appare evidente per gran parte del percorso.

Da Rivera ci si porta subito a un centinaio di metri sopra la Cantonale.  Si incontrano Soresina, Sorencino, Mezzovico, Sigirino, Bedano, Gravesano con un continuo fuori e dentro boschi e scenari naturalistici notevoli.
Il percorso nella prima parte fino a Manno si sviluppa lungo la strada Regina.

L’idea di recuperare i valori storici e attuali dell’antica Strada tra i comuni di Agno, Bioggio e Manno è nata nell’ambito del progetto Agenda 21 locale intercomunale. Un percorso che viene da lontano e le Alpi, come la più recente ricerca conferma, non hanno mai costituito un ostacolo invalicabile. I ritrovamenti archeologici testimoniano che già a partire dal V millennio a. C. si intensificarono gli scambi di uomini e merci, ma anche di tecnologia e cultura, tra le popolazioni del sud e del nord Europa. Attraverso i valichi alpini giungevano nell’Italia romana, come testimonia lo storico Strabone, cera, miele, formaggi, cristalli e ambra. In questo articolato e complesso sistema di rapporti, le terre ticinesi ebbero un ruolo non trascurabile.

Dal Lucomagno, dal S. Gottardo e dal S. Bernardino le vie di comunicazione come corridoi naturali, giungevano a Bellinzona da dove continuavano verso sud, seguendo due direttrici principali: la via d’acqua del Lago Maggiore o quella di terra che, valicato il Monte Ceneri, transitava per Ponte Tresa.

Già nel 590 Gregorio di Tours narra di uno scontro avvenuto tra franchi e longobardi alla Tresa. E furono i longobardi ad iniziare la costruzione di una linea difensiva tra il Monte Ceneri e Ponte Tresa, completata sotto il dominio milanese, che si distingue per la densa presenza di castelli e torri. Da qui scesero gli eserciti imperiali per sottomettere i comuni lombardi, salirono quelli milanesi per imporre il dominio su Bellinzona e i valichi alpini e infine giunsero gli svizzeri per prendere possesso dei baliaggi italiani. Ancora nel 1799 vi transitarono le truppe austro-russe del generale Souvaroff dirette al Gottardo.

La “Strada Regina”, denominazione che nel medioevo veniva data alle principali vie di traffico, mantenne inalterata la sua funzione sino all’inizio del XIX secolo, quando fu sostituita dalla strada cantonale.
Maltrattata dallo sviluppo urbanistico e dalle necessità del traffico, oggi non ne restano che poche vestigia. Particolarmente significative quelle di Manno. E proprio qui assistiamo alla svolta paesaggistica perchè si entra in una zona fortemente antropizzata e l’attuale percorso passa da Bioggio per poi piegare verso l’aeroporto di Agno e costeggiare il Vedeggio fino alla sua confluenza nel Ceresio. La Via prosegue così per diversi tratti lungolago scoprendo i fenomeni originati dalla mano umana.

Diversi km delle rive dei laghi Verbano e Ceresio presentano oggi muri o elementi verticali. Questa situazione riduce di fatto le zone di transizione tra gli ambienti lacustri e quelli terrestri e spesso non offrono alcun habitat per la fauna ittica. Al fine di incrementare la funzionalità ecologica a ridosso delle rive e favorire la biodiversità, è stato avviato un progetto pilota promosso dal Dipartimento del territorio – Ufficio della caccia e della pesca – e della Commissione Verbano-Ceresio della Federazione ticinese per l’acquicoltura lacustre e i Comuni interessati. Nel concreto l’intervento prevede la posa contro dei muri a lago di fascine di ramaglia quest’ultima in genere recuperata dai lavori di manutenzione/taglio del verde pubblico. Dopo qualche settimana le fascine affondano creando al loro interno e negli anfratti tra le diverse strutture dei rifugi per i pesci di piccole dimensioni. Tra le specie che potrebbero trarre beneficio da questi elementi troviamo l’alborella, per la quale sono in corso una serie di azioni il cui scopo è quello di riuscire a recuperare la sua abbondanza nei due grandi laghi Ceresio e Verbano. Nel caso concreto di Agno, l’intervento è stato eseguito dalla Sezione pescatori di Agno della Ce-resiana con il supporto del Consorzio pulizia delle rive e dello specchio d’acqua del lago Ceresio e con l’accordo del Municipio di Agno e dell’Ufficio della caccia e della pesca.

L’ultimo tratto della tappa offre scorci interessanti come il borgo di Caslano anche se dopo tanta natura e sentieri la tappa termina con tanti chilometri di asfalto rendendo più faticoso il cammino. La tentazione di prendere il trenino che da Lugano arriva a Ponte Tresa è stata forte ma abbiamo resistito e a ricompensare la fatica ci aspettava il sindaco di Lavena Ponte Tresa arrivato in dogana per accoglierci.

Quattro tappe molto belle per un totale di cento chilometri. La Val di Blenio e le sue montagne, poi il fiume Ticino fino a Bellinzona, la salita del Ceneri immersi nei boschi e per finire borghi e la storica strada Regina fino al lago Ceresio. Il cammino conferma ancora una volta il suo fascino.

Pubblicato il 20 Novembre 2023
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore