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Tollini: “Il Pd punti a rappresentare il territorio per vincere in Lombardia e cambiare l’Italia”

La riflessione della segretaria del Pd di Sesto Calende Floriana Tollini. Tre punti cardine fissati in vista delle elezioni regionali del 2023

I giovani candidati PD alle amministrative

La riflessione della segretaria del Partito Democratico di Sesto Calende Floriana Tollini. Sono tre i punti cardine fissati in vista delle elezioni regionali del 2023

In vista dell’assemblea regionale di sabato a Melzo, nella speranza che qualcosa si muova, condivido la mia riflessione in merito ai prossimi appuntamenti elettorali.
Si è aperto il dibattito (finalmente) riguardo le elezioni regionali lombarde 2023.
Negli ultimi mesi ho visto che i giornali locali si sono già sbizzarriti a fare uscire nomi di stimabili esponenti del partito della provincia di Varese come possibili candidati. Nulla da dire sui nomi usciti, anzi, tutti più che rispettabili e anche votabili, ma l’ho trovata una cosa abbastanza buffa, dal momento che io che faccio parte della direzione a cui partecipo puntualmente (salvo concomitanza con consiglio comunale) non ne ho mai sentito parlare.

Ma prima di fare il toto nomi, io vedo qualche questione più importante da trattare, per evitare di commettere gli stessi medesimi errori e, quindi, per provare a essere in partita in quella che è la sfida delle sfide: se vogliamo provare a cambiare l’Italia per davvero, la prima cosa da fare è prenderci la regione Lombardia. E con onestà intellettuale dobbiamo dirci cosa non ha funzionato.

Punto 1: la scelta del candidato presidente, essendo arrivati all’ultimo a sceglierlo, è fondamentale per due ordini di ragioni: la prima è che deve essere conosciuto non solo in centro a Milano, o in centro a Varese, ma anche nelle periferie più lontane, al confine con la Svizzera (e se non è conosciuto in partenza, deve mettersi nell’ottica di farsi conoscere in tutta la regione, non solo nei centri città); la seconda è che, chiunque si decida di candidare, deve mettere in conto anche la possibilità che si perda e quindi di fare 5 anni di opposizione; essere il candidato alla presidenza della regione, perdere, ma poi rimanere dentro in consiglio non è un demerito o una vergogna, è un atto di serietà nel confronti degli elettori ed è anche la possibilità di diventare un punto di riferimento per l’opinione pubblica (cosa che gli ultimi due candidati presidenti, Ambrosoli e Gori, per i motivi più svariati e legittimi, non hanno fatto).

Punto 2: la scelta dei candidati della lista deve essere rappresentativa dei territori, cosa che nel 2018 non è avvenuta, e ciò implica che siano i territori a farli: se vogliamo procedere come nel 2018 che i nomi sono stati scelti in base a una serie di equilibri da rispettare che tutto consideravano tranne la rappresentanza territoriale va bene, ma non aspettiamoci risultato diverso da quello di 4 anni fa.

Punto 3: vedo che strategicamente, si stanno mettendo in campo sempre i soliti schemi: le 100 zone, la battaglia sulla sanità, i pendolari ecc. : tutte cose importanti, nessuno lo mette in discussione, ma forse sarebbe il caso di provare qualche schema nuovo. Per esempio tenendo conto che, sebbene la regione abbia dei compiti ben precisi che sono stati mal gestiti dalla giunta Fontana (una su tutte la sanità), l’agenda non la dettiamo noi, ma la dettano gli avvenimenti: per intenderci, la gente chiede risposte sull’aumento delle bollette, della benzina, sul carovita in generale, sulla guerra in Ucraina, sebbene tutto ciò non sia competenza specifica della regione. Tanto più che ahi noi, le elezioni regionali saranno in concomitanza con le elezioni politiche e che quindi inevitabilmente i temi nazionali influiranno sul voto regionale.

Floriana Tollini – Partito Democratico Sesto Calende

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Pubblicato il 01 Luglio 2022
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