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Interreg Fiume Tresa: 3 milioni e 600 mila euro per la messa in sicurezza e la tutela dell’area a cavallo fra Italia e Svizzera

Martedì 18 gennaio raccontata in un incontro on line la collaborazione fra Italia e Svizzera che, a partire dai lavori sulla frana di Cremenaga, porterà infine alla riqualificazione di tutta la zona del fiume Tresa

Interreg Fiume Tresa
Immagine di copertina dal sitowww.ti.ch

Il Fiume Tresa delimita il confine italo-svizzero e, nonostante sia chiamato al maschile “Il Tresa” in Italia e al femminile “La Tresa” in Svizzera, la sua gestione deve necessariamente essere unitaria.

L’obiettivo della serata di martedì 18 gennaio – dal taglio prevalentemente divulgativo tecnico e scientifico – era quello di fornire una panoramica generale di tutti gli aspetti del Progetto Interreg Fiume Tresa, attraverso l’informazione ai cittadini e alla comunità circa le azioni attualmente in corso, l’avanzamento dei lavori in termini di studio e di collaborazione transfrontaliera, nonché le opere idrauliche la cui realizzazione è prevista nei prossimi mesi.

Interreg Fiume Tresa

Si è così parlato degli interventi di messa in sicurezza della “frana di Cremenaga”, verificatasi nel 2000, caratterizzata da ripetuti eventi e degli studi geologici condotti che hanno portato a ipotizzare diversi scenari di rischio a seguito di eventi franosi che coinvolgerebbero, a partire dal versante montano, la strada NSA 599 e il fiume Tresa, sino ai pozzi di captazione ad uso idropotabile su suolo Svizzero. Gli interventi previsti dal Progetto Interreg Fiume Tresa hanno lo scopo di ridurre al massimo il rischio, ripristinando le condizioni più idonee per tornare a una situazione di equilibrio.

interreg fiume tresa

Tanti i relatori in rappresentanza delle istituzioni, del mondo accademico e delle realtà operative che stanno gestendo l’area e portando avanti il Progetto Interreg Fiume Tresa, svizzeri e italiani. Quello che è emerso ed è stato più volte ribadito durante la serata è la necessità imprescindibile di una visione comune che porti ad azioni di concerto nella gestione del Tresa.  Nonostante il fiume faccia da confine fra due stati, questi confini non sono che antropici e non si può pensare di gestirne gli aspetti “tagliandolo a metà”. Le conseguenze di eventi naturali, la perdita di biodiversità o i danni da cattiva gestione ricadrebbero su entrambi i territori senza curarsi dei confini stabiliti dall’uomo.

Il Progetto Interreg Fiume Tresa è promosso dall’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo), dall’Ufficio dei corsi d’acqua del Dipartimento del territorio e, quali partner, dalla Comunità Montana del Piambello e dalla Provincia di Varese.

Gli interventi

interreg fiume tresa

L’ Ing. Marco La Veglia di AIPo (Agenzia Interregionale per il Fiume Po) e Ing. Laurent Filippini  dell’UCA (Ufficio Corsi d’Acqua del Cantone Ticino) hanno così esposto gli scenari di rischio, il contesto e fatto una descrizione puntuale del progetto Interreg che riguarda quel tratto a cavallo fra Italia e Svizzera. “Il fiume ha riallineato tutti rispetto alle necessità urgenti – ha spiegato Marco La Veglia – senza guardare ai confini. La Provincia di Varese fino a qualche anno fa era la titolare della gestione della strada e quindi l’ente che ha gestito gli interventi di messa in sicurezza di quel tratto.  Ci sono stati interventi di urgenza che però hanno tamponato la situazione di pericolo nell’immediato, ma è nata la necessità di poter dare una sistemazione definitiva alla questione della frana.

Ed è stato il suo collega svizzero, l’Ing. Filippini, a ricordare questa come “La storia non è nata con il Progetto Interreg, né questa sera ma vent’anni fa. Una buona collaborazione è fondamentale per dare risposte concrete e rapide, specie nel caso di un evento di piena. L’urgenza di una stretta cooperazione ce l’ha data nel 2000 la frana di Cremenaga, acuita dalle intemperie del 2002.”

frana cremenaga
Frana sulla strada provinciale di Cremenaga in seguito a maltempo

E a ben guardare, come è stato esposto nella presentazione degli ingegneri, la storia inizia ben prima degli anni 2000: “Le prime discussioni in merito a un’eventuale regolazione del Lago Ceresio risalgono addirittura al 1795, ma un confronto serio sull’abbassamento del livello del lago in caso di piena ebbe luogo soltanto circa un secolo dopo.” L’evento alluvionale del novembre 2002 (piena eccezionale del fiume Tresa e chiusura della SP61) ha permesso di collaudare le procedure di collaborazione tra AIPo e UCA e di seguito di perfezionare la collaborazione fra i due stati, mentre i primi interventi sono stati gestiti secondo le rispettive norme nazionali, regionali o cantonali.

Era necessaria una visione unitaria, qual è quella dell’Interreg. Interessante la scelta di fare valere, nella progettazione e nella realizzazione degli interventi, le norme più stringenti in termini di materia ambientale qualora vi siano delle differenze fra le norme statali. La tutela e la salvaguardia dell’ecosistema, quindi, al primo posto.

Gli scenari di rischio

Una prima serie di interventi urgenti, realizzati nel 2003, è stata eseguita con l’obiettivo primario della messa in sicurezza del tratto, il contenimento dell’erosione e il ripristino del tratto di strada provinciale 61. Seguì una tranche di lavori iniziati nel 2011, definiti di seconda fase, che hanno riguardato le sponde del fiume. Luca Osculati, di Idrogea servizi, prima di raccontare nel dettaglio quali siano stati gli interventi eseguiti sulla frana, ha avuto modo di esporre anche i c.d. “scenari di pericolo” ad essa relativi, che sono nello specifico:

  • Pericolo di dissesti superficiali (smottamento di 1’000/10’000 mq)
  • Pericolo di dissesto di medie dimensioni (smottamento di 100’000 mq)
  • Pericolo di dissesto profondo (smottamento di 2’600’000mq) / poco probabile

interreg fiume tresa

Il tutto, ovviamente, è tenuto costantemente sotto controllo: la Provincia di Varese ha infatti indetto una gara per l’affidamento dei lavori per la posa del sistema di monitoraggio, aggiudicata nel settembre 2020. L’installazione si è conclusa nel febbraio 2021 e il mese successivo è iniziata l’acquisizione dei dati.

Ora si guarda alla stabilizzazione dell’alveo del fiume e soprattutto al mantenimento del corridoio ecologico che permette il collegamento e la risalita della fauna ittica dal Mare Adriatico fino al Lago Ceresio, grazie alle scale di monta della Diga del Pamperduto e di Creva.

Le rampe per la risalita della fauna ittica

Non solo frane e smottamenti al centro dell’Interreg. Come ha avuto modo di spiegare Renato Gaggini, di Ecocontrol, ci sono tutta una serie di attività collaterali e integrative a protezione dell’ambiente, della flora e della fauna. Fondamentale è stato infatti garantire una pendenza del letto del fiume che fosse inferiore al 3% (al momento l’obiettivo è il 2%) per permettere alle specie ittiche di risalire il fiume e giungere fino al Lago Ceresio. “Per controllare l’efficienza del progetto sono state individuate specie target quali il Barbo italico e il Vairone, scelti in quanto entrambi Ciprinidi (famiglia più rappresentativa per la tipologia di corso d’acqua), specie migratorie e rappresentanti di due «taglie» differenti di pesci- ha spiegato il tecnico – La scelta del Barbo italico e del Vairone come specie target dipende anche dalla loro rappresentatività all’interno della comunità ittica del tratto d’interesse, come anche dalla loro reclutabilità in quanto specie relativamente comuni e quindi più facilmente campionabili al fine di marcare un campione significativamente rappresentativo.”

interreg fiume tresa

Diversi i sistemi di tracciamento possibili per verificare l’effettiva risalita della fauna ittica. Il prescelto sarà probabilmente la radio telemetria, che consiste nell’installare delle antenne in diversi punti del corso del fiume o del lago e dotare alcuni pesci di radiotrasmettitori. In questo modo sarà possibile controllare gli effettivi spostamenti degli esemplari.

La rimozione delle specie invasive e la tutela della biodiversità

Gli interventi, ha proseguito il dottor Gaggini, si svolgono in una zona golenale di grande importanza naturalistica sia per la Svizzera che per l’Unione Europea: fatto di cui tenere conto  in fase di progettazione. Così come anche aree agricole di particolare pregio si trovano nei pressi dell’area di intervento ed è fondamentale tutelarle, insieme ai pozzi per la captazione di acqua potabile che servono gli abitati di quella zona del Malcantone.

interreg fiume tresa
Aree naturali di pregio

Per quanto riguarda la flora, nell’area sono presenti specie “aliene”, non originarie della zona, invasive e pericolose per il mantenimento degli equilibri ecosistemici e la tutela della biodiversità. Per questo, in fase di cantiere, sono previsti anche interventi per la loro rimozione.

In ultimo, andando comunque ad impattare su zone tutelate, sarà necessario attuare misure compensative: previsti in due interventi principali. Da un lato verrà riattivato il paleoalveo esistente del fiume, implementando così il reticolo idrico della zona. In poche parole, dove oggi vi sono sassi e un ambiente prevalentemente “asciutto” verrà innalzato il livello del fiume, che andrà ad allagarle. Dall’altro dove il limite del bosco verrà tagliato per permettere i lavori di sistemazione, sono previsti interventi di ripiantumazione per compensare il dissodamento del terreno.

interreg fiume tresa
Area interessata allo smottamento temporaneo a causa degli interventi

Il covid e lo spostamento dei termini per la conclusione dei lavori

Gaetano La Montagna, capoprogetto parte Italiana, ha raccontato come “Interventi che possono sembrare semplici hanno in realtà aspetti molto sfaccettati, anche per l’ossequio ai vincoli normativi sia italiani che svizzeri. Il progetto è partito su impulso della Provincia di Varese e si sarebbe dovuto concludere nei 36 mesi dal 2019, quando la procedura era stata avviata. Tutto è stato ovviamente rallentato dalla pandemia, specialmente dai periodi di lockdown, e i tempi si sono dilatati. Questo ha consentito di fare una serie di approfondimenti, e ci ha permesso di lavorare anche sulla comunicazione istituzionale. Sembra impossibile ma a volte vi era anche una differenza terminologica significativa fra le due sponde del fiume, fra le due amministrazioni. Abbiamo dovuto imparare a parlare, dal punto di vista tecnico, la stessa lingua. Ora siamo pronti per fare ripartire i lavori, che sono stati formalizzati prima di Natale; la ditta appaltatrice sta eseguendo in questi giorni le attività propedeutiche al lavoro, cui seguirà una fase di collaudo e poi l’effettiva partenza.”

Un vero gioco di squadra

Coronavirus, Cunardo, Ponte Tresa, Porto Ceresio deserte

Che questo sia un progetto di vera collaborazione lo ha poi voluto sottolineare Paolo Sartorio, presidente della Comunità Montana del Piambello: “Il Progetto Interreg Fiume Tresa ha una grande particolarità: abbiamo un fiume cortissimo, di appena 11 km, che costituisce confine di stato e che collega il Ceresio al Verbanio. Fra i tanti Interreg che ho avuto l’onore di seguire questo è senza dubbio quello in cui ho visto la più proficua collaborazione fra Italia e Svizzera. La portata dell’intervento la si coglie anche solo semplicemente guardando al valore degli investimenti: un impegno di 3milioni e 600 mila euro, fra i fondi dello stesso Interreg e quelli della Confederazione, per gli interventi sulla parte svizzera del fiume. L’esperimento di collaborazione rappresentato da questo progetto è perciò davvero importantissimo.”

Materiali

Le presentazioni dei realtori sono disponibili sul sito del Cantone Ticino, cliccando qui

Pubblicato il 19 Gennaio 2022
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