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Imprese artigiane “troppo piccole” ma fondamentali nella ripresa

Presentato a Palazzo Lombardia l'undicesimo Rapporto di Confartigianato Lombardia. Massetti: "Troppi pregiudizi nei nostri confronti. In Lombardia siamo il 99, 1 per cento del totale delle imprese e diamo lavoro al 52,3% degli addetti"

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«Nei nostri confronti c’è un pregiudizio: tutte le cose che non vanno bene a livello economico e finanziario è colpa dei piccoli che sono troppo piccoli. I dati, che sono importanti, dicono che in Lombardia siamo il 99,1 per cento del totale delle imprese e all’interno delle imprese artigiane diamo lavoro al 52,3% del totale degli addetti. Noi siamo questa roba qua». Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia, non è certo uno che parla per metafore, nonostante l’undicesimo Rapporto di Confartigianato Lombardia, intitolato “Con lo sguardo oltre, mpi che resistono”, alludesse proprio al superamento di una serie di pregiudizi nei confronti della micro-piccola impresa (Mpi).

A smantellarli ci hanno pensato gli ospiti della conferenza stampa ospitata a Palazzo Lombardia a cui hanno partecipato i vertici dell’associazione datoriale, tra cui, oltre al presidente, anche il segretario generale Carlo Piccinato, i ricercatori dell‘Osservatorio scientifico di Confartigianato Lombardia, l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, e l’economista Giulio Sapelli, presidente della Fondazione Manlio e Maria Letizia Germozzi.

GLI ARTIGIANI INVESTONO NEL DIGITALE E NEL GREEN

I dati del rapporto dicono che gli artigiani investono nel digitale e nel green senza snaturarsi. «Noi siamo per la tradizione – ha sottolineato Massetti – che sviluppiamo con il digitale, recuperando vecchi mestieri che ci invidiano in tutto il mondo». Secondo il rapporto, infatti,  in  questa fase di ripresa dell’economia le Mpi stanno giocando un ruolo fondamentale. «Abbiamo avuto un secondo trimestre sorprendente con una crescita del 2,7% – ha sottolineato Enrico Quintavalle, responsabile dell’Osservatorio scientifico di Confartigianato Lombardia – Il problema dell’economia italiana è comunque dover recuperare rispetto agli altri paesi europei».

Il traino del Superbonus è stato determinante in questa prima fase della ripresa e vale oltre il 90% degli investimenti in costruzioni. La procedura di semplificazione, richiesta dal mondo delle imprese, ha dato una spinta ulteriore all’incentivo. Bene anche il food, mentre aumentano notevolmente gli ordini dei macchinari, raggiungendo i livelli massimi della Lombardia dal 1995. «C’è incertezza e tensione sui prezzi soprattutto delle commodity- ha aggiunto Quintavalle – Le piccole imprese italiane pagano un prezzo troppo alto per l’energia a causa di una tassazione penalizzante. E poi incombe il rischio del deficit che è aumentato di oltre dieci punti di Pil, portando il debito pubblico italiano il massimo storico dal 1920».

LE MPI ASSUMONO PIÙ DELLE ALTRE IMPRESE

È interessante notare che le Mpi sono protagoniste anche sul fronte della domanda di lavoro: sono previste 146.250 entrate, il 56% del totale delle entrate previste (236.000). Il 40,1%  delle assunzioni con contratti stabili (Tempo indeterminato e apprendistato) è previsto proprio dalle Mpi. «La quota di occupazione in queste imprese – ha detto Licia Redolfi, ricercatrice  dell’Osservatorio scientifico di Confartigianato Lombardia – è superiore alla media europea. C’è una difficoltà di reperimento del personale: le Mpi non trovano figure con competenze adeguate alle loro necessità».

Secondo la ricercatrice, il problema non è la taglia o la dimensione ma «L’assenza di un l’habitat a loro favorevole». Quello della mancanza doiecosistema imprenditoriale è un argomento caro al professor Giulio Sapelli che sottolinea l’importanza delle reti, soprattutto in una economia messa in ginocchio dalla pandemia, in grado di colpire contemporaneamente i mercati sul lato della domanda e dell’offerta, oltreché la salute delle persone. «Il sistema economico sta rivelando delle cose che prima non rivelava – ha detto Sapelli – Le imprese artigiane resistono di più, rispetto alle grandi imprese, perché non sono fondate sui ruoli ma sulle persone. Per una Mpi è naturale avere un rapporto stabile di lavoro perché tra imprenditore e dipendente c’è un rapporto di fiducia».

L’IMPRESA NON È UN’ENTITÀ ISOLATA

Inoltre, secondo Sapelli, l’economia mainstream avrebbe concepito l’impresa come una «monade», mentre l’impresa vive un «liquido amniotico» cioè  la società, costituita da relazioni tra imprenditori, manodopera e tessuto sociale. «Tutti i fattori sono produttivi –  sottolinea il professore – pertanto l’economia è un suono polifonico – mentre noi abbiamo costruito una voce monocorde, solo per grande impresa».

Il sistema ce la farà, a detta dell’economista, se darà l’avvio a una riforma del sistema formativo dei giovani e se saprà valorizzare l’occupazione femminile ben oltre il settore della moda. «È meglio un buon perito chimico che un laureato alla Bocconi che spesso non capisce un … – ha ribadito a più riprese Sapelli – La riforma dell’istruzione tecnica e professionale è fondamentale, aggiungendo alla formazione tecnica anche un po’ di istruzione umanistica per mantenere attuale lo sguardo sul mondo».

STABILIZZARE IMPRESE E FILIERE

L’assessore Guido Guidesi ha preso al volo un paio di assist forniti dal professore, a partire dalla formazione dei giovani. «Dobbiamo investire tanto, perché abbiamo un problema culturale, nei percorsi e nell’orientamento formativo dei giovani – ha sottolineato Guidesi – Credo però che i giovani non colgano le opportunità che pur ci sono perché non le conoscono, ed è lì che noi abbiamo uno spazio da colmare».
Sui pregiudizi, l’assessore, taglia corto e si affida ai numeri: «Se la Lombardia è la locomotiva d’Italia lo deve al 99% di quelle piccole imprese di cui stiamo parlando».
Per Guidesi non c’è dunque un problema di dimensioni, quanto di identità e di omologazione che rischia di far perdere la qualità produttiva delle Mpi lombarde. Ed è per questo motivo che Regione Lombardia ha creato uno strumento per la loro patrimonializzazione . «Queste imprese non devono diventare grandi ma devono stabilizzarsi per affrontare il futuro – ha concluso Guidesi -. E con esse devono stabilizzarsi anche le filiere: per farlo le mapperemo colmando quei buchi che ne condizionano la stabilità».

Pubblicato il 21 Settembre 2021
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