Sulla frana di Orascio: la frazione è ancora isolata da Maccagno
Tempi ancora lunghi per la riapertura della via che potrà nuovamente portare in paese, dove ci sono 47 persone fra turisti e residenti. L'amarezza del sindaco Fabio Passera: “Quest'anno è già la quarta frana importante cui dobbiamo far fronte"
I segni dei cingoli dei pesanti mezzi da cantiere hanno firmato l’asfalto della stradina che porta a Orascio ma che si ferma dopo 300 metri e alcune curve di fronte a qualcosa che da queste parti, a memoria d’uomo, mai si è vista.
La frazione è (era) raggiungibile dalla statale: qualche tornante in auto e ci si deve fermare all’incrocio per le altre frazioni che stanno esattamente sopra alla lacuale ma tanto quanto basta per non sentire le auto.
Oggi, 6 agosto, c’era solo il rumore delle potenti punte d’acciaio che azionate dai mezzi da cantiere, ruspe e Caterpillar hanno battuto per tutto il giorno, dall’alba al tardo pomeriggio di venerdì per tentare di aprire una via sul fronte della frana che di positivo ha solo una cosa: non ha buttato giù la strada comunale realizzata negli anni Sessanta.
«Ma per il resto, quando sono arrivato quassù, alle 5.30 di ieri mattina (giovedì 5 agosto ndr) mi veniva da piangere: sembrava di essere sulla luna».
Mentre Fabio Passera, sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca, racconta l’ennesima emergenza che accoltella in profondità il territorio montano di questo paese che è anche di lago, ancora più su una coppia di stranieri, svizzeri, guarda in basso: sono i proprietari del fondo da cui si è staccata una frana grande come un condominio di quattro piani che hanno lasciato il cancello della loro proprietà aperto per consentire di aggirare a piedi il fronte franoso dai residenti del villaggio che assieme ai turisti sono una cinquantina.
Molti di questi ultimi chiedono come faranno per portare a valle le auto, ma di tempi certi, non ce ne sono. Forse domenica, forse oltre ancora per aprire una piccola feritoia quanto basta per far passare un mezzo, ma non è possibile fare una stima: mille metri cubi di detriti sono quelli visibili, poi ci sono altre parti franate finite ancora più giù, dove si dovrà capire bene come intervenire.
C’è poi un palo della luce sfondato che ha causato l’interruzione dell’energia elettrica in alcune utenze, luce ripristinata con un gruppo elettrogeno.
«Problemi seri che si sommano alla situazione di grande fragilità dei versanti», spiega Passera. «Mi sono anche stufato di lanciare urla di soccorso e moniti su di una situazione che non siamo in grado di affrontare. Così ci arrangiano come si può».
La prima notte è filata liscia, e si spera che lo saranno anche le altre, ma in caso di necessità quassù si arriva appena sotto alla frana poi in auto c’è appena lo spazio per girare: in caso di necessità è quì che possono arrivare i mezzi di soccorso, poi è necessario continuare a piedi.
Specialmente la notte è stato predisposto un sistema di allertamento e reperibilità con persone del villaggio che si prestano a raggiungere con torce il punto stabilito per un rendez-vous medico in caso di bisogno. Di giorno le cose sono migliori, c’è l’elisoccorso che però non può atrrare e in caso di urgenza potrà far arrivare personale medico rimanendo in “hovering”, fermo, in volo, fintanto che i dottori non toccano terra.
La protezione civile fa la spola col fondovalle per assicurare continuità di provviste, generi alimentari e se il caso medicinali. «Faremo un po’ di strada a piedi, noi che possiamo», racconta Anna Maria Cibinel che sulla carta risiede altrove ma passa in paese tantissimo tempo, assieme al marito.
«Sì, è la prima volta che succede una cosa del genere ma abitare qui vuol dire anche un po’ essere previdenti: abbiamo scorte per settimane, se ci serve qualcosa abbiamo i figli che ci portano l’occorrente fino giù all’incrocio. In paese non ci sono negozi, per fare la spesa andremo a Maccagno. Per ora ce la facciamo».
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