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Il destino di Franco, un uomo buono sempre in marcia

È morto a 53 anni, schiacciato da una pianta mentre camminava a piedi sulla via innevata. Tanti lo conoscevano nei gruppi di cammino e negli eventi podistici. E lo ricordano per il suo caratteristico passo

Vergiate

Sempre in marcia, Franco. Al suo ritmo, passo dopo passo, affrontando le salite e le difficoltà della vita che incontrava. In tanti piangono Franco Giovanniello, morto in un incidente banale e imprevedibile, colpito da un albero caduto sulla strada alle porte del paese di Golasecca.

Un uomo buono e insieme determinato, instancabile camminatore: moltissimi lo conoscono in questa veste, per una passione vissuta in tante occasioni diverse. «Rigorosamente a passo lento», ci hanno raccontato: era un po’ il suo stile, non la corsa ma la determinazione di mettere un passo dopo l’altro. Gli piaceva il mondo dei “gruppi di cammino”, quei gruppi – fioriti in anni recenti – in cui un po’ di sano movimento si accompagna con la socialità, lo stare insieme, il percorrere i paesi o le città.

Ne aveva frequentati tanti, di quei gruppi, un po’ in giro per mezza provincia, dalla Vergiate dove abitata fino a Cassano Magnago (per citarne uno un po’ più lontano). Facendosi conoscere da tanti, con la sua barba folta e un po’ selvaggia, con la passione per le foto e appunto per il suo inconfondibile passo di marcia, con cui affrontava anche le camminate organizzate e gli eventi podistici. Oggi tutti lo piangono (i funerali non sono ancora fissati).

Nel pomeriggio di venerdì, solo un’ora prima della tragedia, ha postato anche un video, mentre lasciava Sesona (la frazione di Vergiate dove abitava) a piedi camminando nella neve sulla strada nel bosco: nel silenzio del paesaggio innevato risuonano solo i passi e il respiro di Giovanniello. Un video amaro, a vederlo oggi, ma in cui c’è anche la sua passione e il suo spirito: un passo dopo l’altro, sulla strada come nella vita.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 06 Dicembre 2020
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