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Cento anni fa lo scoppio del polverificio di Vergiate

Il nostro lettore Nicolò Bonetti ripercorre tutte le fasi della tragedia che un secolo fa devastò il paese di Vergiate e la piccola frazione di Sesona. Il boato ruppe vetri anche nelle zone di Varese, Novara e Milano

Lo scoppio del polverificio di Vergiate

Il 26 novembre 1920 fu una giornata tragica per molti comuni dell’allora provincia di Milano a causa di un evento impressionante che avvenne a Vergiate e traumatizzò il territorio locale: lo scoppio del polverificio del dottor Carlo Rossi.

Al termine della prima guerra mondiale, Vergiate era un piccolo paese di circa 4.000 abitanti guidato da maggioranza socialista e prevalentemente dedito all’agricoltura, con due industrie che però richiedevano la maestranza di numerosi operai del paese e dei confinanti. La prima era la “Manifattura & Stamperia Lombarda” di Milano, la seconda la “Officine Elettrochimiche dr. Rossi”. Quest’ultima si occupò della produzione di proiettili fino al termine dello scontro bellico, quando effettuò una doverosa conversione, realizzando prodotti chimici per la coltivazione della terra e divenendo la tragica protagonista degli scoppi che si susseguirono nelle giornate del 26 e 27 novembre.

Situata a circa un chilometro dal centro abitato, vicino alla stazione ferroviaria, alle ore 12.45 di venerdì 26 la ditta fu disintegrata da un boato tremendo che turbò l’intera provincia, generando una densa nube di fumo che si levò in cielo e riversò schegge di proiettili nel raggio di almeno due chilometri. Durante i soccorsi, che tempestivamente cercarono di verificare i danni a cose e persone, una seconda esplosione alle 13.05 e una terza alle 13.40 devastarono il paese e la vicina frazione di Sesona. Il terzo scoppio amplificò il raggio dei danni, raggiungendo le vicine località di Sesto Calende e Angera, Casorate Sempione e Gallarate, Besnate, Mornago e Casale Litta, ma rotture di vetri si verificarono anche nelle zone di Varese, Novara e Milano. Al momento risultò impossibile determinare il numero delle vittime e dei dispersi.

Nel pomeriggio fu avviata un’opera di soccorso davvero lodevole, che tuttavia causò ulteriori vittime. Proprio mentre i pompieri, volontari, delegati comunali e il titolare dell’azienda accorsero sul luogo per verificare l’entità del pericolo e dei danni, un quarto scoppio tuonò alle 16.30, causando nuovi incendi nella brughiera e terrorizzando la popolazione. Vergiate e Sesona restarono “isolate dal mondo”: senza treni, senza luce, telefono e telegrafo, in una notte d’inverno fredda e piovosa. Il dramma proseguí con altri tre scoppi che si verificarono alle ore 22.45, 23.15 e 2.00 del mattino successivo.

Il giorno seguente l’allora Cronaca Prealpina titolò: “Gli spaventosi scoppi dei depositi di proiettili a Vergiate. Terribili effetti delle esplosioni. Case scoperchiate e lesionate. Paesi resi inabitabili. Le ripercussioni a grande distanza. Le prime impressioni sulla gravità del disastro. Un quadro impressionante” e così commentò l’accaduto il cronista giunto sul posto: “un quadro di terrore e di orrore collettivo, che tutti travolgeva, mentre su tutti ancora incombeva la misteriosa minaccia… Improvvisamente una popolazione intera sfuggendo in gran parte alla morte, si è sparsa terrorizzata per la campagna, senza una meta, senza una sosta, ha lasciato le case, ha lasciato gli averi, e fuggendo ha udito di sé ripetersi, sinistre, inesorabili, le esplosioni, ha avuto rapide visioni di terrore e di strage”.

Per quanto riguarda le vittime, nel corso degli anni successivi furono identificate in numero 20 certe, ma l’elenco completo non poté mai esser compilato con esattezza; neppure si fu certi del numero preciso di dipendenti al lavoro durante la tragedia. Tuttora sono presenti due monumenti eretti in onore dei caduti, rispettivamente al cimitero di Vergiate e nella cappelletta sita in via Roma: il primo fu posto per volontà della ditta e delle famiglie di Castano Massimo, Lodi Angelo e Moroni Mario; il secondo fu eretto in onore dei residenti a Vergiate e Sesona che persero la vita durante lo scoppio o le operazioni di soccorso. La lista delle vittime accertate, oltre alle tre già menzionate, viene quindi allegata in seguito: Braghini Pasquale, Casali Federico, Chiaravalle Luigi, Maffiolini Luigia, Marini Giovanni, Mociardini Giuseppe, Montonati Enrico, Porrini Luigi, Pozzi Vincenzo, Puricelli Dionigi, Semigi Pietro; a questi nomi si aggiungono un carabiniere, tre militari del 67° fanteria e due ignoti.

La notizia dello scoppio del polverificio fu diffusa da tutta la stampa locale e da gran parte della stampa nazionale. I comuni limitrofi e la Procura di Milano non tardarono a stringersi attorno alle popolazioni colpite con opere di solidarietà e vicinanza, anche se negli anni successivi gli aiuti economici dei comuni confinanti, l’opera caritatevole di alcune associazioni e il sostegno del governo (che stanziò fondi solo nel 1922 dopo molteplici solleciti) non pareggiarono minimamente l’ingente spesa richiesta dai danni. Nel 1921 il comune di Vergiate, infatti, calcolò danni per 7-8 milioni di lire dell’epoca, mentre gli aiuti non superarono le 700.000 lire: la conversione attuale stimerebbe i danni in 9 milioni di euro circa e il sostegno pervenuto alla popolazione in circa mezzo milione di euro (fonte: Infodata de Il Sole 24 Ore), insomma una miseria che impoverí le famiglie vergiatesi e lacerò il tessuto sociale. Si tenga conto che l’evento ebbe un lungo strascico negli anni successivi poiché gran parte del territorio presentava danni irreparabili. Le chiese di Sesona e Vergiate furono praticamente ricostruite (sul sito della Comunità Pastorale di Vergiate è presente un articolo piú dettagliato redatto per l’occasione odierna), mentre la “Casa del Popolo”, le scuole e il comune furono restaurati grazie alla solidarietà dei comuni limitrofi. Ancora nel 1959 fu avviata un’opera di bonifica da parte di una squadra specializzata sul territorio circostante la tragedia a causa del ritrovamento di materiale inesploso.

A cent’anni dal tragico scoppio il ricordo resta l’unica nonché doverosa forma di cordoglio che vergiatesi e sesonesi hanno l’impegno di ravvivare nel tempo per onorare il sacrificio, il coraggio e l’opera dei caduti. Alle ore 12.45 di oggi verranno suonate le campane per ricordare il primo devastante scoppio, mentre il sindaco di Vergiate, Maurizio Leorato, e il parroco della Comunità Pastorale, don Fabrizio Crotta, poseranno una corona d’alloro sui monumenti dedicati alle vittime. Colgo l’occasione per ringraziare Arrigo Landoni per il recupero delle foto.

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Pubblicato il 26 Novembre 2020
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