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Vco, tre milioni di turisti, il corredo della provincia fra montagna e lago

Il referendum in Verbano-Cusio-Ossola per l’annessione alla Lombardia passa anche dalle altissime potenzialità di una provincia turistica. Ecco come la pensano gli albergatori

Avarie

«Prenda un magnate russo che vuole atterrare o decollare da Stresa in idrovolante: non può. A Laveno invece sì, è consentito. Metta una famiglia tedesca che atterra a Malpensa, chiama un albergatore di Verbania e chiede di andarli a prendere in taxi: non si può, devono muoversi con un taxi lombardo o con un’auto a noleggio con conducente».

Regole: troppe, e spesso non in armonia con gli obiettivi che gli operatori del turismo vogliono, e pretendono. Lo spiega Gian Maria Vincenzi, 67 anni presidente di Federalberghi Vco, e vicario regionale per il Piemonte (foto qui sotto).

Alla vigilia del referendum per l’annessione della provincia piemontese alla Lombardia proviamo a tastare il polso della vera, grande risorsa presente dall’altra parte del lago, che non a caso è chiamata da tutti – e oramai nel pieno dell’inflazione delle parole – la “sponda grassa”.

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Ma attenzione: non si cada nella tentazione di relegare il turismo di questa provincia alle strutture ricettive sul Verbano: al netto delle altre formule – case vacanze, AirB&B, e compagnia – gli alberghi sono ben distribuiti sull’intero territorio, soprattutto in montagna: Macugnaga, Valle Antrona, Ossola.
«Sono circa 130 le strutture associate a Federalberghi, e rappresentano il 90 per cento dell’offerta – spiega Vincenzi – . La provincia del Verbano Cusio Ossola è la seconda, dopo quella di Torino, per presenze turistiche annuali. Stiamo parlando di oltre 3 milioni di persone l’anno»*.

E come si pongono gli operatori turistici sul referendum? Vincenzi al telefono ride: «Libertà di scelta! Non siamo assolutamente schierati e l’obiettivo principale è arrivare ad una legislazione chiara, a regole che servano davvero agli operatori del settore. Non è vero, come è stato detto, che un lago tutto lombardo andrebbe a penalizzarci in quanto le risorse di Milano verrebbero dirottate sugli altri bacini, vedi Como o Garda. Noi siamo in un contesto turistico completamente diverso: qui gli alberghi vengono aperti, non chiusi. E vantiamo una tradizione alberghiera che si tramanda di generazione in generazione. Beninteso: esistono anche qui gruppi importanti e operatori di rilievo, ma sono costituiti dalle grandi famiglie imprenditoriali che si sono strutturate in formule societarie specifiche, ma sempre di imprese famigliari parliamo».

Qual è il segreto? Li coccolate i turisti? «Siamo avanti. Un altro esempio: le camere con bagno. Ci sono altre aree della regione Piemonte in cui si parla di percentuali di camere con bagno dell’80%. Un tema su cui nelle strutture del Vco nemmeno si discute. Altro che camere con bagno: qui da noi se un tre stelle non ha la spa, è fuori mercato».

E gli investimenti? Chi compra? «Capita che gli alberghi vengano aperti dai clienti che rimangono sì stregati dalla bellezza dei luoghi, ma attirati dalla grande possibilità di guadagno che quest’area detiene e che dà a chi investe. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui una famiglia come i Borromeo continui a investire qui: ristrutturazione ai castelli di Cannero, acquisto di villa Pallavicino (a Stresa, nella foto qui sotto) investimenti importanti al Mottarone».

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Al Mottarone? «Eh già. Il Mottarone, che a molti fa sorridere, è una delle più ambite mete, in cui arrivano turisti tutto l’anno, specialmente voi varesini e anche d’estate, grazie a favolosi sistemi di discesa sui prati particolarmente adatti ai bambini. E sempre il Mottarone, vorrei ricordarlo, è l’unico posto in Italia dove si va a sciare con il traghetto: si scende a Carciano (alle porte di Stresa) dove si prede la funivia e si indossano gli scarponi (nella foto d’apertura dell’articolo). Questo abbiamo e questo va valorizzato, a prescindere da chi vincerà il referendum. Continueremo a farlo presente ai politici piemontesi se non si raggiungerà il quorum, e sarà un tema da porre sul tavolo dei lombardi nell’eventualità di una vittoria del “Sì”».

Comunque un lago tutto lombardo non vi spaventerebbe…«Ma figuriamoci, Federalberghi si muove sui tavoli bilaterali e quotidianamente, da anni, ci sentiamo coi colleghi di Varese. Lo ripeto: il problema è il riuscire a far conoscere ai politici i problemi di chi investe sul turismo per superarli con regole chiare. Con Torino, o con Milano, poco importa».

* In Piemonte, nel 2016, le presenze turistiche, fra italiani e stranieri nel complesso delle strutture ricettive sono state 14.011.200. In Lombardia, nello stesso anno sono state 37.194.096. Fonte: Annuario statistico regionale

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 16 Ottobre 2018
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