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Addio a Ernesto Luini, il poliziotto partigiano

Classe 1926, era stato di recente insignito della Medaglia della Liberazione

Avarie

Ieri, martedì 17 ottobre, è morto l’ex partigiano combattente luinese Ernesto Luini, iscritto all’Anpi di Luino.

I suoi funerali si svolgeranno giovedì, 19 ottobre, alle ore 14,45 nella Chiesa di San Pietro in campagna.

Ernesto Luini era una persona molto schiva e riservata. Durante la Resistenza, nel Luinese, fu prima poliziotto antifascista e poi partigiano nelle formazione Flaim, battaglione Martiri di Voldomino.

Nel dopoguerra si trasferisce a Milano per motivi di lavoro, dove, sposandosi con Edda Rossi, metterà famiglia. Negli anni ’90 tornerà, da pensionato, a Luino.
Solo alcuni anni fa si venne a sapere della sua partecipazione alla Resistenza luinese e doverosamente – è questo il compito dell’Anpi – abbiamo deciso di raccogliere la sua testimonianza che, in sintesi, riportiamo ai lettori.

Il 18 giugno scorso, durante la Commemorazione della battaglia del San Martino in Valcuvia, il prefetto di Varese Giorgio Zanzi ed Ester De Tomasi, presidente provinciale dell’Anpi, comunicarono la consegna della Medaglia della Liberazione ad Ernesto Luini. Purtroppo il partigiano Ernesto Luini era ricoverato al Mons. Comi di Luino e non ha potuto ritirare l’onorificenza. Essa verrà consegnata alla famiglia.
«Si coglie l’occasione – concludono dall’Anpi Luino – per ringraziare i nostri iscritti Bruno Marcozzi e Elena Brocchieri, che operano nella casa di cura, per l’assidua assistenza prestata al nostro partigiano Luini.
Ai famigliari del partigiano Ernesto Luini le sentite condoglianze del Direttivo Anpi di Luino».
Il ricordo di Giovanni Petrotta, consigliere comunale e attivista dell’Anpi

Ernesto Luini è nato a Maccagno nel 1926. Di famiglia antifascista. Suo padre Cesare, socialista, fabbro-idraulico con laboratorio nel cortile Orecchia in Piazza San Francesco a Luino, era stato picchiato dai fascisti, in viale Carmine, nel 1924. Durante la dittatura fascista la sua casa, nel cortile Orecchia, venne più volte perquisita ed una volta i fascisti sequestrarono un sacco di riso regolarmente comprato a Novara.
Dopo l’otto settembre del 1943, un fratello, Bruno Luini, nome di battaglia “Bibi”, decide di fare il partigiano nella formazione dei fratelli “Di Dio” in Valdossola, ove combatterà, pur venendo ferito per ben due volte, sino alla Liberazione. Un altro fratello, Minacleto, si rifugia in Svizzera.
Ernesto Luini, sin da ragazzo lavorava in un’officina meccanica, quando, nel 1944, raggiunta la maggiore età, venne cercato in officina dai tedeschi per essere mandato a lavorare in Germania.
Riesce a fuggire, ma giorni dopo, su consiglio della famiglia, si consegna e si arruola nella Polizia di Stato.
Nella sede della Polizia di Stato di Luino, in quei tragici momenti, numerosi erano i poliziotti che, pur indossando una divisa della repubblica di Salò,mal sopportavano i nazisti e locali fascisti delle “Brigate nere” e collaboravano con la Resistenza. Segnalo ai lettori i nomi di due poliziotti antifascisti luinesi: Ferruccio Gambato, che verrà arrestato e torturato a San Vittore a Milano e Guglielmo Satriani che arrestato, sarà fucilato dai tedeschi nel lager italiano di Fossoli. Allora a guidare la sede della PS di Luino vi era il Commissario Greco, antifascista, nel dopoguerra questore di Como.
Nel febbraio del ’44 Ernesto Luini, insieme con un suo collega comasco di nome Masciardi, di servizio di notte lungo il fiume Tresa, a Cremenaga, vede arrivare dal cielo due paracaduti, sicuramente americani, con quattro cilindri di metallo. A fatica portano a riva i cilindri e aprendoli vedono che contengono delle “saponette”, profumate, di color bianco-verde. Le assaggiano e scoprono che è dinamite. I quattro cilindri e i paracaduti vengono portati di nascosto a Luino. Il metallo verrà recuperato da suo padre fabbro, la stoffa dalla nonna del prof. Molinari che ne farà mutande, camicie e calze, mentre la dinamite venne consegnata a due minatori di Voldomino, sicuramente partigiani , uno dei quali, ricorda il Luini, si chiamava Carnovali.
Nell’ottobre del ’44 Ernesto Luini viene avvicinato dalla mamma del Prof. Molinari, sua vicina di casa, che gli chiede di accompagnare in Svizzera una donna ebrea con due bambine. Senza chiedere spiegazioni e ricompense, accompagna di notte le tre persone in Svizzera, dopo aver superato la rete di frontiera nei pressi del valico del Palone.

Durante il servizio di polizia, di guardia alla caserma della PS di Biumo a Varese, riusciva a far scappare da una finestra alcuni luinesi (4-5) fermati per essere inviati in Germania . Non si ricorda i loro nomi, ricorda di certo Santi e di un certo Nando. Quella volta rischiò moltissimo perché i tedeschi non volevano credere alla sua storia, anzi lo credevano complice della fuga e lo minacciarono puntandogli la pistola sul viso. Per fortuna intervenne il capitano della PS, di nome Balsamo che lo difese e che riuscì a dissuadere i tedeschi.
Sempre durante la guerra, alla Parigina, nei pressi della Stazione ferroviaria, utilizzando una trivella del padre, di notte insieme ad altri antifascisti, ruba del sale in un vagone diretto in Germania. Sale poi distribuito ai bisognosi, ed in parte venduto, ai luinesi. Lo stesso avvenne per un vagone di formaggio diretto in Germania deragliato a Colmegna.
Una volta, nel recarsi a Colmegna, fu fermato da una pattuglia fascista che lo schiaffeggiarono per non aver fatto il saluto romano. Per fortuna non lo perquisirono: aveva in tasca due bombe a mano da portare alla famiglia Pozzi di Colmegna che le avrebbe fatte recapitare ai partigiani dell’Ossola.
Al 25 aprile ’45, giorno della Liberazione, insieme ad altri poliziotti, aderisce alla formazione partigiana venuta dal Piemonte, “ Mario Flaim”, brg. “Cesare Battisti”, btg. “Martiri di Voldomino “. All’alba del mattino dopo, Ernesto Luini si presenta, con Nino (o Rino) Rebecchi con un fucile ’91 alla caserma dei Tedeschi di Cremenaga. Entrato, si impossessa di un mitra ed invita i 17 tedeschi + il comandante alla resa. In accordo con un tedesco di nome Giuseppe, li accompagna al ponte di Cremenaga. La resa dei Tedeschi può sembrare vigliacca, ma è’ storicamente stabilito che i tedeschi che si trovavano in Lombardia, erano d’accordo coi vertici dei partigiani. I patti sottoscritti erano: nessuna battaglia ma disarmo e accompagnamento in Svizzera.
I due poliziotti si fanno dare da un certo Spaini di Cremenaga un mulo e un carro che caricano armi e bombe a mano per portare a Luino. Durante il tragitto, per divertimento, lanciano alcune bombe a mano, quelle col manico, che provocano allarme nella popolazione.
Insieme con altri partigiani in quelle giornate arrestano nel Luinese più di ottanta fascisti o collaboratori dei nazisti. E’ lui ad arrestare il fascista C., la spia che indicò i sentieri per raggiungere i partigiani del San Martino. Abitava nel centro storico in una viuzza nei pressi di via Manzoni. Per Ernesto Luino era “un povero cristo”. Dopo il processo e una lieve condanna il C. si trasferì in Argentina.
In quei giorni Il Luini ha occasione di visitare la Casa Norsa, sede delle Brigate nere, luogo di tortura. Vede scale e locali sporchi di sangue con vari attrezzi di tortura.
Sempre nei giorni seguenti la Liberazione viene mandato, con suo collega di Vercelli, a Bedero, per arrestare un fascista. Arrivati alla villa, non risponde nessuno. Il Luini si ferma al piano terra per perquisire, mentre il suo compagno va al primo piano. Subito si sente una raffica. Sale e vede il fascista colpito a morte. Il suo compagno dice di esser stato aggredito e aver reagito d’istinto. Non conosciamo il nome del fascista ucciso.
Sempre da poliziotto -partigiano nel maggio del ’45 a Creva, in modo avventuroso, arresta un polacco che aveva ucciso alla Trebedora una donna (forse si chiamava Tomasina). Il dramma sembra sia successo per un equivoco. Il polacco chiedeva l’indicazione per andare in Svizzera (sic!) e la donna infastidita aveva fatto un gesto che era stato mal interpretato dal Polacco che la uccideva usando una pistola col silenziatore.
L’arrestato venne trasferito a Varese.
A Luino Ernesto Luini rimane sino al 1947. Poi per 5 anni fa il poliziotto. Negli anni ’50 i “poliziotti-partigiani” vengono invitati a lasciare l’Arma. Il Luini si licenzia e inizia a lavorare presso la sede milanese della “Richard Ginori “ in qualità di autista- guardia del corpo del proprietario, il conte Visconti Modrone . Lavoro che svolgerà fino alla pensione. Durante quest’ attività ha occasione di incontrare numerosi esponenti politici nazionali, ministri fra i quali, Sandro Pertini, futuro Presidente- Partigiano della Repubblica.

Pubblicato il 18 Ottobre 2017
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