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Le polveri sahariane nell’aria non sono radioattive

Lo dichiara Arpa Piemonte che ha analizzato il fenomeno registrato a febbraio. La presenza del pulviscolo è stata registrata in due occasioni lo scorso mese

neve arancione val susa

La neve tinta di arancione, la luce giallognola alle prime ore del mattino. La presenza della sabbia sahariana nell’aria, agli inizi di febbraio, era evidente anche ad occhio nudo.

Arpa Piemonte ha condotto le indagini su questo fenomeno che ha interessato il Nord Italia e ha rassicurato sulla mancanza di anomalie riguardo le componenti del pulviscolo sahariano.

“In merito alle notizie riprese da vari canali informativi circa la presenza di radioattività artificiale nelle sabbie sahariane che si sono depositate abbondantemente nel corso di vari eventi meteorologici, avvenuti, nel mese di febbraio, si precisa che i sistemi di controllo della radioattività ambientale gestiti da Arpa Piemonte non hanno riscontrato alcuna anomalia. Infatti, sia la rete di allerta (rateo di dose gamma) basata su 29 sensori Geiger-Mueller che funzionano in tempo reale, che le più sofisticate analisi di spettrometria gamma e conteggio alfa/beta totale eseguite giornalmente presso le stazioni di Vercelli e Ivrea, hanno fornito sempre risultati nella norma. In particolare i dati di spettrometria gamma indicano per il Cs-137 (radioisotopo guida per il tracciamento di questi eventi) valori inferiori alla sensibilità strumentale (tipicamente < 2 mBq/m3)”.

“D’altra – prosegue Arpa – parte l’eventualità che tracce significative di radioattività artificiale legate alle sabbie sahariane possano depositarsi alle nostre latitudini è da escludere: infatti pur essendoci ancora nel Sahara algerino, nei suoli dei siti sede dei poligoni nucleari francesi,  consistenti livelli di radionuclidi derivanti dai test effettuati negli anni sessanta del secolo scorso (Cs-137, Sr-90 e transuranici), la frazione fine di particolato trasportabile non contiene livelli di radioattività sufficienti per causare un incremento significativo dei livelli in aria, tali da essere misurati anche dai sistemi più sofisticati in uso.  Le rilevazioni (di tracce di Cs-137) effettuate dalla Agenzia francese sono state possibili a seguito dell’analisi diretta della sabbia ricaduta al suolo: in tal modo infatti si ottengono sensibilità molto maggiori rispetto a quelle possibili con un prelievo del particolato atmosferico su filtro”.

Si ribadisce tuttavia che la quantità di radioattività depositata al suolo a seguito di questi eventi è comunque assai esigua, meno dello 0,1 % di quanto già è normalmente presente nei nostri suoli”.

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Pubblicato il 28 Marzo 2021
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