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Inverni più caldi e sempre meno neve sulle montagne svizzere

Lo studio congiunto dei servizi meteorologici svizzeri, tedeschi e austriaci ha messo in luce una tendenza che molto probabilmente continuerà anche nei prossimi decenni

Canton Ticino generiche

Inverni sempre più miti e neve più rara a basse altitudini. Uno studio di MeteoSvizzera, del Servizio meteorologico tedesco e dell’Istituto centrale di Meteorologia e Geodinamica austriaco mostra che in Svizzera, in Germania e in Austria gli inverni stanno diventando sempre meno rigidi, una tendenza che molto probabilmente continuerà anche in futuro. Alle basse altitudini la neve è diventata sempre meno frequente, ma alle quote più alte nei prossimi decenni non dovrebbe comunque mancare.

In Svizzera l’inverno 2019/20 è risultato il più mite dall’inizio delle misurazioni nazionali nel 1864, ma anche secondo i registri delle stazioni di misura di Basilea e Ginevra, che ricoprono un periodo di oltre 260 anni. Il secondo inverno più mite su scala nazionale è stato quello del 2006/07, mentre il terzo è stato quello del 2015/16.

Il segnale più marcato del cambiamento climatico è il continuo aumento delle temperature che si registra in tutte le stagioni. A causa di questo riscaldamento in inverno (mesi di dicembre, gennaio e febbraio) alle basse quote la neve è sempre meno presente, poiché la pioggia cade più frequentemente della neve e quest’ultima, quando arriva, si fonde velocemente. Alle quote elevate, tuttavia, anche negli inverni miti fa abbastanza freddo per nevicare.

«Il cambiamento climatico nelle Alpi non si ferma ai confini politici – afferma Tobias Fuchs, membro del comitato Deutscher Wetterdienst per il clima e l’ambiente -, ma ci pone di fronte a sfide che richiedono una cooperazione internazionale e interdisciplinare per adattarvi in modo ottimale a lungo termine la natura, l’uomo e l’economia. Grazie all’intensa collaborazione dei servizi meteorologici nazionali di Germania, Austria e Svizzera possiamo sviluppare strategie sostenibili e globali per migliorare la resilienza e la capacità di adattamento delle regioni».

In Svizzera a partire dall’inizio delle misure nel 1864 il riscaldamento invernale dovuto al cambiamento climatico appare chiaramente nei dati, come ad esempio sul Säntis (2501 m) dove la temperatura è aumentata di 1.7 °C. Tra l’inizio del secolo scorso e gli anni Ottanta la temperatura invernale non ha mostrato grandi variazioni e di conseguenza nessuna tendenza marcata, ma dalla fine degli anni Ottanta il riscaldamento è risultato importante, specialmente nelle regioni di montagna. Le oscillazioni naturali hanno determinato anche alcuni inverni più freddi, come ad esempio a partire dall’anno 2000. In tempi recenti, tuttavia, il riscaldamento in montagna è diventato nuovamente marcato.

Una tendenza che si riflette anche sull’andamento delle precipitazioni nevose. In Svizzera sull’Altopiano il numero di giorni con neve al suolo è calato del 25 – 35 % negli ultimi 90 anni, con il crollo principale verificatosi alla fine degli anni Ottanta a causa del forte riscaldamento invernale. Poco dopo il 2000 sull’Altopiano si sono verificati inverni più nevosi, ma negli ultimi anni si è osservata nuovamente una marcata mancanza di neve.

«È molto probabile – commentano gli esperti svizzeri – che queste tendenze continuino nei prossimi decenni. Tuttavia, l’entità dei cambiamenti resta da valutare: adottando misure di ampia portata per ridurre i gas serra, come previsto dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici del 2015, il riscaldamento potrebbe essere notevolmente ridotto. In questo caso diminuirebbero anche i giorni senza neve al suolo».

Pubblicato il 19 Novembre 2020
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