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Il ritorno del lupo, il Mottarone è stata l’ultima frontiera

Un interessante articolo di PiemonteParchi fa il punto della situazione sulle tecniche e procedure utilizzate dagli esperti per identificare la presenza nei nostri territori di questi grandi carnivori e per capirne le abitudini

lupo val grande

Articolo tratto da PiemonteParchi a firma di Laura Succi dal titolo originale “Dalla montagna alla pianura, ecco la nuova frontiera del lupo”

Il recente avvistamento di un lupo sul Mottarone, una montagna a cavallo tra i laghi Maggiore e d’Orta, accertato inequivocabilmente dalle sequenze della sua fototrappola e avvenuto in pieno lockdown, è stato segnalato da un insegnante che ha una piccola casetta proprio sul cucuzzolo del monte, dove si è fatto sorprendere dal confinamento  ed è rimasto a lavorare in smart working.

Il lupo ripreso al Mottarone

 

Da un paio d’anni il nostro insegnante curioso, mette delle fototrappole nel suo giardino, che praticamente è un bosco, nel fitto della vegetazione e lì, di notte, gira di tutto.

Il signor Pobbiati ha ripreso scene di ordinaria vita notturna, in realtà straordinaria e inimmaginabile. Famiglie di cervi che danzano, balzano e giocano con la grazia di Tersicore, belli e spensierati. Un litigio tra una volpe e un tasso: stavano contendendosi qualcosa da mangiare e la volpe ha provato a mordere sul sedere il tasso che si è girato in maniera rabbiosa: una piccola scaramuccia, niente di grave.

Poi la sorpresa. Uun bel giorno di giugno, la sua fototrappola riprende un lupo. Sulle prime era perplesso, Pobbiati: “Non ero affatto sicuro che fosse un lupo, poi ne ho parlato con il proprietario dell’Hotel Eden che ha inoltrato il mio video a dei tecnici faunistici per la verifica: era proprio il bel carnivoro. Era la prima volta che lo riprendevo, ma non posso escludere che anche in passato abbia fatto un giro da queste parti”.

La passione di osservare gli animali

“Metto le fototrappole perché adoro vedere gli animali e seguire la loro storia, rimangono selvatici ma sono di casa: cerbiatti che pian piano si trasformano, gli spuntano le corna e poi diventano grandi come vitelli con i loro palchi enormi, magnifici…. anche quando mi distruggono il giardino, tacconta Pobiatti. E’ sempre una gara a chi mangia prima l’insalata tra me e loro, mi hanno buttato giù qualche albero, non posso piantare dei fiori perché durano poche notti sotto i loro zoccoli delicati, ma a me piace così. Viviamo insieme nel mio bosco-giardino, sono soddisfatto, questa è la mia scelta”. Certo è che nel giardino di Pobbiati aleggia lo spirito del giardiniere-filosofo Jorn de Précy e soprattutto quello di Marco Martella, il curatore del suo libro E il giardino creò l’uomo che parla di veri giardini, luoghi indomiti e fuorilegge.

Il lupo nel Verbano Cusio Ossola

La controprova della presenza del lupo nel Verbano Cusio Ossola è nel racconto di Radames Bionda, tecnico faunistico del Parco naturale dell’Alpe Veglia e Devero: “E’ una terra di nuova colonizzazione e l’avvistamento conferma la tendenza della specie a spingersi in collina e in pianura, non solo qui ma anche nella confinante provincia di Novara; l’avvistamento di Pobbiati però è la prima rilevazione sicura per il massiccio del Mottarone”.

Chi in zona si occupa del monitoraggio del lupo è un gruppo che comprende Provincia, Aree protette dell’Ossola, Parco Nazionale della Val Grande e Carabinieri Forestali.

Bionda spiega che, negli ultimi due anni, sono comparsi prima una coppia e poi almeno un branco, quello che l’inverno scorso si è formato tra la Valle Anzasca, la Val Strona e la parte più bassa della provincia; in realtà i branchi potrebbero anche essere due ma occorre attendere dal Rocky Mountain Research Station, nel Montana, i risultati delle analisi genetiche per avere la conferma: sono stati, infatti, mandati negli Stati Uniti feci e tessuto di un animale morto. Nel resto del territorio ci sono delle segnalazioni che si riferiscono a individui in movimento, perché abbastanza isolate nel tempo e nello spazio; pure in Val Vigezzo è confermata la presenza di almeno un lupo.

Le analisi genetiche

Per la Regione Piemonte il punto di riferimento per le analisi genetiche è il Centro grandi carnivoricostola dell’Ente di gestione delle Aree naturali protette delle Alpi Marittime che coordina anche tutte le attività di monitoraggio a livello regionale. La responsabile è Francesca Marucco: “L’identificazione del lupo viene fatta seguendo criteri definiti da protocolli certificati su scala nazionale e internazionale; i dati devono essere certi, quindi ci si basa su fotografie ad alta qualità, reali e verificate, oppure sui risultati delle analisi genetiche. Per questo motivo, nel tempo – il progetto Life WolfAlps è iniziato nel 1999 -, abbiamo creato una rete di laboratori specializzati che ci consente di avere dati comparabili per seguire sul lungo periodo singoli o gruppi di individui grazie alla loro costituzione genetica. Un tempo i laboratori erano pochissimi, e quello del Montana è uno tra i primi a cui ci si è rivolti, mentre oggi sono una quindicina a fare parte della rete, tra cui quello sloveno dell’Università di Lubiana, quello Svizzero dell’Università di Losanna, il CNRS di Grenoble, i laboratori dell’ISPRA, ai quali si stanno affiancando anche gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani come quello di Grugliasco (TO)”.
Lavorano tutti insieme a un database che comprende non solo il Piemonte ma buona parte delle Alpi.

Le analisi genetiche di popolazione sono fondamentali per distinguere e quantificare i diversi branchi, e vanno ad analizzare individuo per individuo; in questo modo è possibile individuare il maschio e la femmina dominanti e di conseguenza tutta la gerarchia della famiglia e l’evoluzione dei gruppi nel tempo. Sono i giovani quelli che si spostano, tecnicamente si dice che vanno in dispersione, mentre gli adulti restano sul territorio che si sono procacciati dunque il fattore determinante è il numero dei branchi perché quello dei lupi all’interno del branco varia in continuazione.

Tra maggio e giugno nascono i cuccioli: il branco in quel momento è composto dal maschio e dalla femmina con i nuovi nati dell’anno e magari uno o due piccoli dell’anno prima; dall’estate in poi i cuccioli crescono e iniziano la dispersione, quindi se in primavera il branco è di sette lupi a dicembre magari sono solo più sei e a marzo, prima che inizi il nuovo ciclo riproduttivo, gli animali sono scesi magari a due: è per questo motivo che il numero dei branchi è quello che varia di meno.

Inevitabilmente i lupi si spostano e si stanno riappropriando di territori dai quali erano scomparsi da più di un secolo, ora il Mottarone è la loro ultima frontiera.

(foto d’archivio, fonte PiemonteParchi, creative commons)

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Pubblicato il 23 Settembre 2020
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